ROMA - Stamattina alle 10.30 è stato possibile un nuovo contatto con uno degli 80 profughi eritrei sequestrati 1dai trafficanti nel deserto del Sinai egiziano, che avebbero dovuto portarli in Israele, dietro il pagamento di 2.000 dollari a testa. Hanno riferito - racconta Mussie Zerai, direttore dell'agenzia eritrea Habeshia - che allo scadere del ultimatum di ieri tutti, hanno dovuto pagare con il denaro raccolto dai loro famigliari circa 500 dollari ciascuno, e non gli 800 richiesti per proseguire il viaggio verso Israele ed avere salva la vita. Gli uomini, i bambini e le donne (alcune delle quali incinta) riferiscono che i trafficanti sono infastiditi dal tam - tam mediatico che si è creato e che ha trovato un'ulteriore amplificazione dopo l'appello dal Papa, ieri durante l'Angelus. Ora si teme, se non si farà presto qualcosa, che tutti vengano trasferiti in altri punti del deserto, per essere così nascosti meglio.
Nell'indifferenza generale. Durante il nuovo contatto telefonico - che gli aguzzini permettono, proprio perché le persone sequestrate possano chiedere denaro a chiunque - sono state confermate e ribadite le condizioni infernali nelle quali le persone vengono trattate. Purtroppo c'è ora il rischio che quando arriveranno - semmai arriveranno - i soccorsi potrebbero trovare solo gente ridotta pelle ossa. Nel frattempo, le autorità Egiziane non danno
nessun segno di iniziativa per salvare queste vite umane. Anche il Silenzio del Parlamento Europeo mostra evidenti segni di indifferenza verso un'emergenza umanitaria, in gran parte dovuta ad una politica di chiusura agli immigrati, senza nessuna possibilità di distinzione tra chi fugge da dittature, guerre, persecuzioni e chi invece cercare semplicemente un lavoro. La pratica dei respingimenti ha di fatto costretto i disperati del umanità ad affidarsi nelle mani dei trafficanti, che si stanno arricchendo sempre di più, sulla pelle di migliaia di profughi e rifugiati nel Nord Africa.
La responsabilità dell'Egitto. "Chiediamo che l'Europa si faccia sentire - ha detto Mussie Zerai - per difendere il diritto fondamentale di ogni essere umano, quello del diritto ad una vita dignitosa. Cosa che ai profughi eritrei nel deserto del Sinai è negato dai trafficanti e dall'indifferenza della gran parte della comunità internazionale, in particolare dalla totale inerzia del governo Egiziano, che a questo punto si assume la responsabilità di ogni vita perduta nel deserto del Sinai in questi giorni".
con repubblica.it
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