sabato 30 ottobre 2010

Bunga Bunga per tutti!

Silvio Berlusconi è un sultano. L'Italia è un sultanato e Villa San Martino
(Arcore) e Villa Certosa sono due dei suoi immensi harem. Ogni giorno, dopo
avere fatto qualche telefonata di rito, più che altro a Letta e Ghedini per
assicurarsi che il Lodo Alfano proceda, il premier si dedica all'organizzazione
di quello che davvero conta per lui: il Bunga Bunga della sera. Ecco perché è
così amico di Gheddafi. Ecco perché gli procura 500 hostess bionde sopra il
metro e settanta. Ecco perché minimizza sul leader libico, etichettando le sue
indegne stravaganze come folklore, ed ecco perché fanno affari insieme. Sono
uguali. Sono uguali e passano la giornata nell'attesa dell'amato Bunga Bunga.

Una volta l'Italia era la settima potenza industriale ed un faro nella culla
del mediterraneo. Oggi non solo non siamo in grado di introdurre il rispetto
dei diritti umani nei paesi dell'Africa del nord, ma anzi importiamo i loro
costumi tribali. Importiamo il Bunga Bunga da Muammar Gheddafi e prendiamo
lezioni di democrazia da un sovrano che regna indiscusso sull'Egitto da quarant'
anni: Hosni Mubarak. (per capire chi è l'uomo dal quale Silvio Berlusconi vuole
andare a scuola, guardate questo video).

Non è un caso se Ruby, la minorenne cleptomane che frequentava i Bunga Bunga
di Berlusconi (dopocena erotici), è stata rilasciata dalla Procura, lo scorso
maggio, dopo una telefonata dalla Presidenza del Consiglio che la indicava
proprio come nipote di Mubarak. Ovviamente non era vero, ma Berlusconi era
sicuro che Hosni non se la sarebbe presa. Perché anche loro sono uguali. Hanno
lo stesso concetto di giustizia ad personam: l'egiziano mette dentro i propri
avversari politici in maniera da non avere avversari alle elezioni, l'italiano
tiene fuori se stesso e le ragazzine a cui vuole bene. Ovviamente non vuole
bene a prescindere, ma solo a tipette qualunque, dozzinali e anonime come Noemi
e Ruby. Se sei racchia puoi marcire in cella. Se sei una divinità greca puoi
partecipare ai Bunga Bunga o curargli le carie. Quando il sultano si stufa, ti
ricicla premiandoti con un posto alla Regione Lombardia.

Ora è chiaro perché lo votano: il 99% dei maschi italiani vorrebbero
partecipare ai Bunga Bunga di Berlusconi come consumatori, mentre il 75% delle
donne, quelle che sgomitano per diventare veline o fanno concorsi di bellezza
per un posto di lavoro, vorrebbero partecipare ai Bunga Bunga di Berlusconi in
qualità di fornitori (di carne). Il compenso è una candidatura politica in un
collegio blindato, un posto da soubrette/attrice in Mediaset o alla Rai e
gioielli a profusione (Ruby in un mese e mezzo sembra aver tirato su 150.000€:
non male per una ladruncola che due mesi prima stava per finire dentro per un
malloppo di soli 3.000€). I primi due premi in palio sono sostanzialmente
pagati con i soldi pubblici (quindi i Bunga Bunga di Berlusconi li paghiamo
noi), mentre la restante parte provengono dall'indotto sugli affari che gli
deriva da quindici anni di occupazione del Parlamento (già, perché nel '94
Berlusconi era sommerso di debiti).

Ora io dico: visto che questi Bunga Bunga sono pagati con i nostri soldi, da
questa sera vogliamo partecipare anche noi. Tutti in fila davanti ad Arcore
dopo le 22.30. Alla porta troverete Emilio Fede. Ditegli che siete i padroni
del locale.

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