in questa sala del Lingotto sono i due fenotipi di ogni presente: «Una volta
accertata la correttezza della società in quegli anni potremmo avanzare la
richiesta di riassegnazione dei titoli», attacca il presidente nell'intervento
che apre l'assemblea. La Juve «guarda al futuro», ripeterà Agnelli, ma
Calciopoli resta una ferita mai rimarginata, e forse la tribù bianconera aveva
bisogno di «quell'orgoglio gobbo che arriva da 113 anni di storia».
Anche se uno s'è elevato a «spartiacque», l'anno di disgrazia 2006: «Il
procedimento giudiziario al Tribunale di Napoli - aggiunge - è uno dei due
aperti. L'altro riguarda l'esposto che abbiamo presentato per la revoca dello
scudetto 2006. Abbiamo avuto dalla Federcalcio sufficienti garanzie che a breve
avremo una risposta a questo esposto. Attendiamo con fiducia». Applausi. Ad
ascoltarlo c'è anche John Elkann, presidente di Exor, l'azionista di
riferimento: «Voglio sottolineare - dice Agnelli - la sua cortesia di essere
venuto anche se non era tenuto a farlo. Con John ho un dialogo continuo e
quotidiano e ho condiviso la scelta che la Juve rimanga quella che deve essere
e non un'altra. Degna della sua tradizione».
Tra bisticci fra piccoli azionisti, e proteste per i 7' che blindano gli
interventi, di Calciopoli si riparla. E così fa Agnelli: «Mi chiedete di andare
fino in fondo, e vi dico che faremo tutto quello che è possibile per fare
chiarezza. Sappiamo cos'è nei nostri poteri e qualora dai due procedimenti
venisse dimostrata l'innocenza dell'operato della società, allora potremmo
valutare eventuali azioni di riassegnazione dei titoli». Plurale. Non solo lo
scudetto 2006, poi affidato all'Inter, ma pure quello 2005, su cui pesano le
intercettazioni. Che il cuore di tanti tifosi risieda ancora lì, lo si intuisce
anche dall'affetto dei tifosi per gli antichi capi: da dannazione per la
Federcalcio, da ovazione qui. Anche se il presidente chiama subito la fiducia
per il nuovo timoniere, Beppe Marotta: «Ho ribadito la mia stima per Moggi -
spiega Agnelli - a lui personalmente e anche in maniera pubblica, per il ruolo
svolto qui e negli altri club in cui ha lavorato. Noi però ora guardiamo al
futuro e oggi la persona di riferimento per l'area sportiva è Beppe Marotta,
che ha tutta la mia stima. E mi piacerebbe che avesse quella di tutti i
sostenitori». Ovazione. La storia lì resta però, se la domanda era su
un'eventuale collaborazione con Lucianone: il futuro ha preso un'altra strada.
Nessuno si dimentica, però: «Un discorso analogo - aggiunge Agnelli - vale per
Roberto (Bettega, ndr), che siede lassù: è sempre stato e sarà una bandiera e
siamo fieri che sia stato con noi quasi tutta la sua vita». Però. «Aveva
assunto un ruolo con responsabilità che andavano in conflitto con le scelte che
abbiamo fatto, e ne abbiamo parlato. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto
per noi da calciatore e da dirigente, ma voglio ribadire la fiducia in
Marotta». L'applauso dell'assemblea, quasi un minuto, imbarazza Bettega, che
con le mani chiede di smettere.
Dietro la scrivania con vista campo c'è ormai Marotta («la fiducia in Beppe è
totale»), che entra in cda, insieme a Pavel Nedved, un altro in cima all'indice
di gradimento. Evita la conferenza stampa, non chi l'assedia in sala: «Sono
molto contento - dice l'ex Pallone d'oro - è stata una bella emozione. La gente
mi ha dimostrato tanto affetto». Nel consiglio, riunitosi subito dopo, sono
entrati anche Aldo Mazzia, alto manager di Exor, e l'avvocato Michele
Briamonte, dello studio Grande Stevens, da tempo consulente bianconero, e già
apprezzato dal presidente: «Il suo ingresso mi fa piacere, sta facendo al mio
fianco un lavoro di egregio supporto in Lega». Nel caso, l'aspetterà l'impresa
per la riassegnazione degli scudetti, passando dall'articolo 39 del codice di
giustizia sportiva che disciplina revocazione e revisione. Mai è stato
utilizzato per maneggiare titoli, ma ha già funzionato, dando ragione a Pep
Guardiola, condannato per doping nel 2001: forte di un'assoluzione penale,
corresse la sentenza sportiva. Alla Juve non resta che vedere Napoli: magari
stavolta non muori.Oltre ad approvare il bilancio al 30 giugno (perdita netta
di 11 milioni), l'assemblea degli azionisti della Juve ha integrato la
composizione del cda, ora a 11 membri. Nominati Andrea Agnelli, Michele
Briamonte, Giuseppe Marotta (nella foto), Aldo Mazzia e Pavel Nedved. Agnelli
confermato presidente con deleghe operative, mantenute anche per l'ad e dg Jean-
Claude Blanc e attribuite al dg dell'area sport Beppe Marotta. Incarico in
ambito sportivo e commerciale a Nedved. Il cda ha nominato il Comitato
Esecutivo delegandogli parte delle attribuzioni: Agnelli, Blanc, Sant'Albano,
Marotta, Mazzia e Briamonte.
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