giovedì 28 ottobre 2010

Ruby, le feste di Berlusconi "La mia verità sulle notti ad Arcore". Bunga Bunga

La minorenne marocchina fu fermata per un furto, mentre era in Questura
intervenne Palazzo Chigi: "Rilasciatela, è la nipote di Mubarak". La ragazza
racconta il rituale del "bunga bunga", esclude di aver fatto sesso con il
premier. Indagati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti


MILANO - Alla questura di Milano, nello stanzone del "Fotosegnalamento", c'è
solo Ruby R., marocchina. Dire "solo" è un errore, perché Ruby è molto bella e
non si può non guardarla. Se ne sta sulla soglia, accanto alla porta, e attende
che i due agenti in camice bianco eseguano il loro lavoro, ma è come se
occupasse l'intera stanza. E' il 27 maggio di quest'anno, è passata la
mezzanotte e i poliziotti hanno già fatto una prova: la luce bianca, accecante,
funziona alla perfezione. La procedura è rigorosa, nei casi in cui un minorenne
straniero viene trovato senza documenti: finiti gli accertamenti sull'identità,
se non ha una casa o una famiglia, sarà inviato, dopo aver informato la procura
dei minori, in una comunità. È quel che gli agenti si preparano a fare, perché
Ruby ha diciassette anni e sei mesi (è nata l'11 novembre del 1992) e
all'indirizzo che ha dato, in via V., non ha risposto nessuno. Era anche
prevedibile: ci abita un'amica che, dice Ruby, è una escort e se ne sta spesso
in giro. All'improvviso, il silenzio dello stanzone si rompe. Una voce si alza
nel corridoio. E, alquanto trafelata, appare una funzionaria. Chiudete tutto e
mandatela via!, è il suo ordine categorico. Gli agenti sono stupiti. L'altra,
la funzionaria, è costretta a ripetere: basta così, la lasciamo andare, fuori
c'è chi l'aspetta!

Non è che le cose vanno sempre in questo modo, in una questura. La ragazza non
ha i documenti. Click here to find out more! Per di più, il computer ha sputato
la sua sentenza: l'anno prima Ruby si è allontanata - era il maggio del 2009
- da una casa famiglia a Messina, dove vivono i suoi. Anche il motivo per cui
è finita in questura non è una bazzecola: è accusata di un furto che vale i due
stipendi mensili dei poliziotti.

Le cose sono andate così. Qualche sera prima, una ragazza che ama la
discoteca, Caterina P., va in un locale con due amiche. Ballano sino a tardi.
Quando lasciano il "privé", si ritrovano insieme a Ruby R. e tutt'e quattro
s'arrangiano a casa di Caterina. La mattina dopo, mentre Ruby dorme come un
sasso, o così sembra, le tre amiche vanno a fare colazione al bar sotto casa.
Al rientro, Ruby non c'è più, e chi se ne importa. Ma mancano anche tremila
euro da un cassetto e qualche gioiello. Caterina maledice se stessa. Non sa da
dove sia piovuta quella ragazzina, non sa dove abita, non sa dove cercarla. Il
caso l'aiuta. Il 27 maggio il sole è tramontato da un pezzo e Caterina
passeggia in corso Buenos Aires, quando intravede Ruby in un centro benessere.
Chiama subito il 113 e accusa la ladra. La volante Monforte è la più vicina e
la centrale operativa la spedisce sul posto. Ruby viene presa e accompagnata al
"Fotosegnalamento". Con una storia come questa, ancora tutta da chiarire, come
si fa a lasciarla andare?

Gli agenti lo chiedono alla funzionaria. La funzionaria scuote il capo. Dice:
di sopra (dove sono gli uffici del questore) c'è il macello, Pietro Ostuni (è
il capo di gabinetto) ha già chiamato un paio di volte e vedete (il telefono
squilla) ancora chiama. E' la presidenza del Consiglio da Roma. Dicono di
lasciare andare subito la ragazza, pare che questa qui sia la nipote di
Mubarak, non ci vogliono né fotografie, né relazioni di servizio. Tutti adesso
guardano la ragazza. "E chi è Mubarak?", chiede un agente. Il presidente
egiziano, spiega con pazienza la funzionaria. Che intanto risponde all'ennesima
telefonata del capo di gabinetto, per poi dire: forza ragazzi, facciamo presto,
Ostuni ha detto a Palazzo Chigi che la ragazza è già stata mandata via.

L'ultimo affaire o scandalo che investe Silvio Berlusconi nasce dunque tra il
primo piano e il piano terra di via Fatebenefratelli 11, in una notte di fine
maggio. Ha come protagonista una minorenne, senza documenti, accusata di furto.
E come canovaccio ha una stravaganza: la ragazza viene liberata per l'energica
pressione di Palazzo Chigi, che sostiene sia "la nipote di Hosni Mubarak". Che
cosa c'entra la presidenza del Consiglio con una "ladra"? E perché qualcuno a
nome del governo mente sulla sua identità? Quali sono stati gli argomenti che
hanno convinto la questura di Milano a insabbiare un'identificazione, in ogni
caso a fare un passo storto? Le anomalie di quella notte non finiscono, perché
ora entra in scena un nuovo personaggio. Attende Ruby all'ingresso della
questura.

E' Nicole Minetti e ha avuto il suo momento di notorietà quando, igienista
dentale di Silvio Berlusconi, a 25 anni è stata candidata con successo al
Consiglio regionale della Lombardia. Nicole sa del "fermo" di Ruby in tempo
reale da un'amica comune. Fa un po' di telefonate, anche a Roma, e si precipita
all'ufficio denunzie. Chiede di vedere la ragazza. Pretende di portarsela via.
Dice che Ruby ha dei problemi e lei se ne sta occupando come una sorella
maggiore, ma non riesce a superare il primo cortile della questura. Soltanto
quando Palazzo Chigi chiamerà il capo di gabinetto, la situazione si farà
fluida e il procuratore dei minori di turno, interpellato al telefono,
autorizzerà l'affidamento di Ruby a Nicole e - ora sono quasi le tre del
mattino del 28 maggio - le due amiche si possono finalmente allontanare.

Che cosa succede dopo lo spiegherà Ruby, ma in un interrogatorio che avviene
due mesi più tardi: a luglio, quando l'affaire sminuzzato in questura si
materializza. Prima al tribunale dei minori e, subito dopo, alla procura di
Milano, dinanzi al pool per i reati sessuali. Una volta in strada Nicole,
sostiene Ruby, chiama Silvio Berlusconi: è stato Silvio a dirle di correre in
questura; è stato Silvio a raccomandarsi di tenerlo informato e di chiamare
appena la cosa si fosse chiarita. Ora che è finita l'emergenza, Nicole spiega,
ride alle carinerie del premier e poi passa il telefono direttamente a Ruby.
Silvio mi dice così: non sei egiziana, non sei maggiorenne, ma io ti voglio
bene lo stesso. Da allora non l'ho più visto, ma in questi mesi ci siamo
sentiti ancora per telefono.

Ora bisogna spiegare quali sono i rapporti di Ruby con Silvio Berlusconi e non
è facile, perché il loro legame viene ricostruito in un'indagine giudiziaria
che deve chiarire (lo ha fatto finora soltanto parzialmente e in modo non
esaustivo o definitivo) quando la giovanissima Ruby dice il vero e quando il
falso. E' un'inchiesta (l'ipotesi di reato è favoreggiamento della
prostituzione) in cui il premier non è indagato, anche se gli indagati ci sono
e sono tre: Lele Mora, Nicole Minetti, Emilio Fede. Anzi, il premier potrebbe
diventare addirittura parte lesa, perché prigioniero di un ricatto, vittima di
una calunnia o addirittura perseguitato da un'estorsione.

Per evitare gli equivoci molesti disseminati in questi giorni, conviene dire
subito che dinanzi ai pubblici ministeri Ruby esclude di aver fatto sesso con
il capo del governo. Come confessa di aver mentito a Berlusconi: gli ho detto
di avere ventiquattro anni e non diciassette. Nicole sapeva che ero minorenne e
poi anche Lele, Lele Mora, lo ha saputo. Ruby però racconta delle sue tre
visite ad Arcore, delle feste in villa e delle decine di giovani donne famose o
prive di fama - molte escort - che vi partecipano. La minorenne fa entrare
negli atti giudiziari un'espressione inedita, il "bunga bunga". Viene chiamata
in questo modo l'abitudine del padrone di casa d'invitare alcune ospiti, le più
disponibili, a un dopo-cena erotico. "Silvio (lo chiamo Silvio e non Papi come
gli piacerebbe essere chiamato) mi disse che quella formula - "bunga bunga"
- l'aveva copiata da Gheddafi: è un rito del suo harem africano".

Ruby è stata interrogata un paio di volte a luglio, è però in un
interrogatorio in agosto che esplicitamente comincia a raccontare meglio i suoi
rapporti con Berlusconi, Fede, Mora e Nicole Minetti. Conviene darle la parola.
Sostiene Ruby che poco più di un anno fa - era ancora in Sicilia - conosce
il direttore del Tg4. Emilio Fede è il presidente e il protagonista della
giuria di un concorso di bellezza. Come già è accaduto nell'autunno del 2008
con Noemi Letizia, il giornalista, 79 anni, è amichevole e affettuoso con Ruby.
Si dà da fare per il suo futuro, presentandole Lele Mora. Le dice che Lele
l'avrebbe potuta aiutare, se avesse avuto voglia di lavorare nel mondo dello
spettacolo. Non è che la minorenne rimugini più di tanto quest'idea che estenua
e tormenta quante ragazzine senz'arte né parte. E' un'opportunità, non vuole
perderla. Taglia la corda. Arriva a Milano. Cerca subito Lele.

Per cominciare, Mora la indirizza in un disco-bar etnico, ospitato in un
sotterraneo sulla via per Linate. Ruby è una cubista. Dice: niente di
trascendentale, anzi, la cosa più eccentrica che faccio è la danza del ventre,
che ho imparato da mia madre. Dal quel cubo colorato, Milano è ancora più
magnifica e scintillante. Manca tanto così alla trasformazione di Ruby R..
Ancora uno o due passi e la sua vita può farsi concretamente fortunatissima,
soprattutto se c'è di mezzo il frenetico attivismo di Emilio Fede.

E' il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Ruby ha 17 anni e novantacinque
giorni. Arriva a Milano dalla povertà e dalle minestre della comunità. In quel
giorno, dedicato agli innamorati, entra ad Arcore, a Villa San Martino: è un
bel colpaccio, per chi a tutti gli effetti può essere definita una "scappata di
casa". La minorenne la racconta, più o meno, così: mi chiama Emilio e, dice, ti
porto fuori. Non so dove, non mi dice con chi o da chi. Passa a prendermi con
un auto blu. Salgo, filiamo via scortati da un gazzella dei carabinieri verso
Arcore. Non entriamo dal cancello principale, dove c'erano altri carabinieri,
ma da un varco laterale. Vengo presentata a Silvio. E' molto cortese. Ci sono
una ventina di ragazze e - uomini - soltanto loro due, Silvio ed Emilio.
(Ruby fa i nomi delle ospiti. C'è intero il catalogo del mondo femminile di
Silvio Berlusconi: conduttrici televisive celebri o meno note, star in ascesa,
qualcuna celeberrima, starlet in declino, qualche velina, più di una escort,
due ministre, ragazze single e ragazze in apparenza fidanzatissime, e
Repubblica non intende dar conto dei nomi).

A Ruby quel mondo da favola resta impresso, anche per un piccolo dettaglio
davvero degno di Cenerentola. Cenammo, ricorda, ma non rimasi a dormire. Dopo
cena, andai via. Alle due e mezza ero già a casa. Con un abito bianco e nero di
Valentino, con cristalli Swarovski, me l'aveva regalato Silvio. La seconda
volta, continua il racconto di Ruby, vado ad Arcore il mese successivo. Andai
con una limousine sino a Milano due, da Emilio Fede, e da lì, con un'Audi,
raggiungemmo Villa San Martino. Silvio mi dice subito che gli sarebbe piaciuto
se fossi rimasta lì per la notte. Lele mi aveva anticipato che me lo avrebbe
chiesto. Mi aveva anche rassicurato: non ti preoccupare, non avrai avance
sessuali, nessuno ti metterà in imbarazzo. E così fu. Cenammo e dopo partecipai
per la prima volta al "bunga bunga". (Questo "gioco", onomatopeico e al di là
del senso del grottesco, viene descritto da Ruby agli esterrefatti pubblici
ministeri milanesi con molta vivezza, addirittura con troppa concreta vivezza.
Si diffonde nelle modalità del sexy e maschilista cerimoniale che è stato
raccontato da Mu'ammar Gheddafi e importato tra le risate ad Arcore. Ruby
indica che cosa si faceva e chi lo faceva - un lungo elenco di nomi celebrati
e popolari, in televisione o in Parlamento).

Io, continua Ruby, ero la sola vestita. Guardavo mentre servivo da bere (un
Sanbitter) a Silvio, l'unico uomo. Dopo, tutte fecero il bagno nella piscina
coperta, io indossai pantaloncino e top bianchi che Silvio mi cercò, e mi
immersi nella vasca dell'idromassaggio. La terza volta che andai ad Arcore fu
per una cena, una cosa molto ma molto più tranquilla. Quando arrivai Silvio mi
disse che mi avrebbe presentata come la nipote di Mubarak. A tavola c'erano -
sostiene - Daniela Santanché, George Clooney, Elisabetta Canalis.

Dice il vero, Ruby? O mente? E' il rovello degli investigatori. Che hanno un
quadro appena abbozzato sotto gli occhi: giovani donne, che Ruby definisce
escort, sono contattate dal trio Lele, Emilio e Nicole per partecipare alle
feste di Villa San Martino, dove qualche volta i party si concludono con riti
sessuali che sono adeguatamente ricompensati dal capo del governo, con denaro
contante o gioielli. Quanto è credibile il racconto di Ruby? Per venirne a
capo, l'inchiesta deve innanzitutto dimostrare che la minorenne abbia davvero
conosciuto Silvio Berlusconi e sia stata davvero ad Arcore. Ruby offre quel che
le appaiono incontrovertibili conferme.
Mostra i gioielli avuti in regalo da Silvio Berlusconi: croci d'oro, collane,
orecchini, orologi e orologi con brillanti (Rolex, Bulgari, Dolce&Gabbana, ma
anche altri dozzinali con la scritta "Meno male che Silvio c'è" o con lo stemma
del Milan), haute couture, un'auto tedesca. Ruby sostiene di aver ricevuto dal
capo del governo più di 150mila euro (in contanti e in tre mesi) e soprattutto
una promessa: Silvio assicurò che mi avrebbe comprato un centro benessere e mi
invitò a dire in giro che ero la nipote di Mubarak. Così avrei potuto
giustificare le risorse che non mi avrebbe fatto mancare.

Non c'è dubbio che ci sia un'incongruenza: nonostante la leggendaria
generosità di Berlusconi, tanto denaro contante, tanti gioielli e promesse
appaiono sproporzionati all'impegno di tre soli incontri. Ma qualche riscontro
diretto alle parole di Ruby é stato afferrato. Il suo telefonino cellulare il
14 febbraio è "posizionato" nella "cella satellitare" di Arcore. Un paio di
gioielli in suo possesso - è vero anche questo - sono stati acquistati da
Silvio Berlusconi. Le indagini hanno accertato anche quanto rasentava
l'incredibile: e cioè che le giovani donne ospiti di Villa San Martino, come
alcuni degli indagati, usano, nei loro colloqui, l'espressione gergale e
arcoriana del "bunga bunga".

Sono conferme ancora insufficienti? Il capo del governo e gli indagati sono a
conoscenza dell'indagine fin da quella prima notte di maggio in questura e la
monitorano passo passo. Il premier, descritto molto inquieto, ha affidato a
Nicolò Ghedini la controffensiva. Da settimane accade questo. Una segretaria di
Palazzo Chigi convoca le giovani ospiti del premier in un importante studio
legale di via Visconti di Modrone per affrontare, con Ghedini, la questione
delle "serate del presidente". Le ospiti di Villa San Martino non si
sorprendono dell'invito, prendono nota con diligenza dell'ora e dell'indirizzo.
Sono indagini difensive che, come è accaduto in altre occasioni - per il caso
d'Addario, ad esempio - vorranno dimostrare che Silvio Berlusconi non ha
nulla di cui vergognarsi; che quelle serate non hanno nulla di indecente o
peccaminoso; che quella ragazza, la Ruby, è soltanto una matta o, forse peggio,
una malandrina che sta ricattando il premier, magari delusa nel suo avido sogno
di facile ricchezza.

Nonostante la sua contraddittoria provvisorietà, questa storia non ha solo a
che fare con l'inchiesta giudiziaria, forse già compromessa da un'accorta fuga
di notizie. Sembra più importante osservare ciò che si scorge di politicamente
interessante: Berlusconi c'è "ricascato". E qui incrociamo una questione che
non ha nulla a che fare con il giudizio morale (ognuno avrà il suo), ma con la
responsabilità politica. Dopo la festa di Casoria e le rivelazioni degli
incontri con Noemi Letizia allora minorenne, dopo la scoperta della cerchia di
prosseneti che gli riempie palazzi e ville di donne a pagamento, come Patrizia
D'Addario, questo nuovo progressivo disvelamento della vita disordinata del
premier, e della sua fragilità privata, ripropone la debolezza del Cavaliere.
Il tema interpella, oggi come ieri, la credibilità delle istituzioni. Il capo
del governo è ritornato a uno stile di vita che rende vulnerabile la sua
funzione pubblica. Le sue ossessioni personali possono esporlo a pressioni
incontrollabili.

Qualsiasi ragazzina o giovane donna che ha frequentato i suoi palazzi e ville
e osservato le sue abitudini può, se scontenta, aggredirlo con ricatti che il
capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere. Dove finiscono o
dove possono finire le informazioni e magari le registrazioni e le immagini in
loro possesso (Ruby racconta che spesso "le ragazze" fotografavano con i
telefonini gli interni di Villa San Martino)? Quante sono le ragazze che
possono umiliare pubblicamente il capo del nostro governo? È responsabile
esporre il presidente del Consiglio italiano in situazioni così vulnerabili e
pericolose per la sicurezza dell'istituzione che rappresenta?

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