sabato 30 ottobre 2010

Pedofilia, se chi abusa è donna in Baby Boom

Donne pedofile perché conniventi con il partner che abusa sui figli o
esecutrici materiali di abusi sessuali. I casi di violenza da parte di figure
femminili sono rari ma esistono. L'intervista all'esperto

Pedofilia, reato orribile. Le statistiche dicono che su cento adulti che
abusano di bambini, 95 siano uomini e soltanto cinque siano donne. Proprio per
la rarità di casi, ma non solo, di pedofilia femminile si parla poco. Anche la
tipologia di reato è più sfumata. Per capire di più questo fenomeno abbiamo
incontrato lo psicologo milanese Luigi Colombo che ci ha dedicato oltre un'ora
del suo tempo.

Si dice che su cento adulti che abusano di bambini, cinque siano donne, è una
percentuale realistica?
Sì, è realistica. In effetti è una percentuale analoga anche alla commissione
di altri reati. Fa pensare che ci sia una sottovalutazione o una non completa
conoscenza del problema. Diciamo che la tipologia di fatti per cui sono
condannate donne che sono implicate in una condanna per reati sessuali, può
essere di due tipi. O si tratta di comportamenti sessuali agiti dal partner,
compagno, marito più o meno occasionale, mentre la madre è semplicemente
disattenta, anzi protegge l'autore, connivente. Quindi in questo caso si tratta
di una condanna per concorso, correità. Oppure si tratta di fatti commessi
materialmente. All'interno di queste condizioni, in questo secondo caso, con la
donna che agisce materialmente con un contatto sessuale illecito, le condizioni
sono molto simili a quelle dell'uomo. Infatti è una cosa che si sottolinea
poco, anche nella relazione tra madre e figli si può instaurare una relazione
deviata non dissimile a quella che si può instaurare tra padre e figli.

Cioè? Ci spieghi meglio che cosa può avvenire
O che la madre è abituata a un'intimità con il figlio e per condizioni legate
al contesto, in questa intimità oltrepassi un confine lecito. Questo può essere
il caso della madre e può avvenire a maggior ragione quando il bambino è molto
piccolo. Per esempio una madre separata – supponiamo - che si abitui a dormire
nuda col bambino e magari col tempo sviluppare toccamenti che sono appunto
illeciti, sono un abuso. Naturalmente non è un illecito dormire nuda con il
proprio figlio, però bisogna sottolineare che condotte erotizzate da parte
della madre sono probabilmente più frequenti di quanto si pensi, e anche se non
sono un illecito, creano secondo un'opinione piuttosto diffusa, un clima di
perversione con il bambino. Un altro caso, sempre per rimanere nell'età
infantile, è costituito dalla donna adulta (più o meno adulta), che può essere
adolescente, giovane-adulta, che per esempio svolge funzioni di
babysitteraggio. È una cosa nota da secoli e anche su questo c'è da dire che
non se ne parla molto. Però è abbastanza frequente e può verificarsi che ci sia
una donna che abusa, che è attratta dalle zone genitali di un maschio, un
bambino sotto i 14 o anche i 10 anni.

Quali sono i meccanismi per cui una donna può essere attratta da un minore?
È proprio il fatto che la donna trova combinate - non molto diversamente
dall'uomo aggiungo io (anche se nell'uomo prevalgono altri aspetti) -, da un
lato una caratteristica attraente che è appunto il sesso, l'attrattiva
sessuale, e dall'altro lato però con il bambino vengono completamente
cancellati aspetti dell'uomo adulto che, se la donna ha una problematica,
possono essere per lei fonte di disturbo e di disagio. In questo c'è una
analogia tra uomo e donna abusatori: entrambi mettono in atto un comportamento
perché sono attratti da un corpo che, da una parte suscita eccitamento e
dall'altra non crea problematiche, difficoltà adulte. Ci può essere anche un
aspetto un pochino più morboso, più perverso diciamo noi, che è quello di
trovare anche da parte del bambino il desiderio sessuale, l'eccitamento. Questa
è una cosa che nella pedofilia, sia del maschio che della donna è molto
importante. Questa cosa di trovare, proprio perché partiamo dall'idea che il
bambino non abbia una vita sessuale come un adulto, che il bambino si ecciti,
questo è motivo di eccitamento per l'adulto.

Di fatto non si parla mai della sessualità infantile, ma esiste…
Il bambino ha da un punto di vista corporeo una sessualità diversa. Le basi
biofisiche e biofisiologiche sono diverse, però può avere una curiosità
sessuale e affacciandosi all'adolescenza può essere che abbia anche delle
fantasie e sempre nella pedofilia l'adulto utilizza queste tendenze che ci sono
nel bambino. Tendenze che possono essere legate al fatto che il bambino stesso
abbia avuto già piccoli episodi di abuso. Può essere anche un bambino che è
stato approcciato da una ragazzina più grande o viceversa. È indubbio che
episodi simili, anche tra fratelli, possano attivare le fantasie sessuali del
bambino. L'approccio di un dodicenne con un bambino o una bambina più piccoli
non costituisce reato sotto gli anni 14, ma non è escluso che possa avere una
valenza traumatica.

Mettiamo il caso che una donna adulta entri in un'interazione con un minore in
fase adolescenziale...
Questa è una seconda tipologia: il minore può essere concretamente attivo
sessualmente e in una fase di disponibilità, la donna può sfruttare il fatto
che per il minore tra il 14 e i 16 anni, l'approccio di una donna adulta è
vissuto come una vera conquista, un piccolo trionfo e allora in questo caso
abbiamo la donna adulta che magari vive in casa con il minore perché è la
matrigna o un'insegnante, un'educatrice o la governante.

Non basta quindi un contatto occasionale?
Lo stile che possiamo definire predatorio dell'uomo, che si reca in luoghi
frequentati da potenziali vittime non lo si trova nella donna. La donna non ha
una sessualità esibita.

Come spiega le situazioni di correità e di concorso in abusi su minori?
Voglio richiamare due punti. Spesso, quando la madre accetta l'abuso della
figlia da parte del partner, è la donna stessa che opera una cosa analoga a
quella che opera il partner. Cioè è come se si facesse sostituire dalla figlia,
come se la figlia nel suo immaginario fosse la sua sostituta. La madre, se
interpellata non dice di essere d'accordo, ma un rapporto un po' incrinato può
fare insorgere nella coppia delle regressioni. C'è da dire che la madre
condivide. Voglio sottolineare un altro aspetto sempre più diffuso: a volte
esistono madri che senza essere corree, magari non arrivano a essere accusate
di correità, non si sono rese conto che la figlia ha un forte conflitto con
loro e che sta creando un contatto sessuale con il partner. La madre che in
forte contrasto con il partner non si rende conto che partner e figlia stanno
avendo i primi approcci sessuali. Tutti i reati sessuali al 95% sono svolti
all'interno delle mura domestiche e l'approccio in genere richiede degli stadi,
dei passaggi, un progressivo avvicinamento, non basta semplicemente che la
vittima venga impaurita. Per i reati sessuali la vittima è conosciuta e chi
abusa approccia la vittima e questo vale anche per le donne.

Come avviene l'approccio?
Provando. Ti faccio riferimenti alle parti intime, un giorno esco seminuda e
non dici niente, anzi vedo che mi guardi tu bambino con gli occhi interessati.
Oppure altra strada: si sviluppa un amore vero e proprio. C'è una
manifestazione di sentimenti come se si trattasse di due partner adulti, ma
questo accade con il minore un po' grandicello. Nei reati intrafamiliari il
reato sessuale è una sorta di cuneo, come un canale relazionale che si scava
nel terreno della vita familiare e che è reso possibile dal fatto che la
vittima e il proprio genitore di riferimento hanno sviluppato una rivalità, un
conflitto e che tra genitori c'è un allontanamento reciproco. È quindi molto
importante che le donne se ne rendano conto. Quando la donna non ha alcuna
conseguenza giuridica, si trova nella situazione di perdere il partner o la
figlia. Se accetta la versione della figlia deve prendere una distanza dal
partner, se comprende il partner nella sua difficoltà dovrà prendere le
distanze dalla figlia.

Quali sono le differenze di approccio negli abusi effettuati da uomini su
minori rispetto a quelli femminili?
L'impressione che si ha è che l'uomo pedofilo sia più infantilizzato, che sia
in grado di acquisire uno stile o modi di fare infantili. A volte lo fa
scientemente per entrare in comunicazione con la vittima. La donna utilizza più
un contatto che può essere più materno, ma che le viene più naturale senza
essere costretta a infantilizzarsi.

Cosa scatena la pedofilia femminile?
L'impressione che si ha è che sia più rintracciabile nella pedofilia femminile
una genesi traumatica che nell'uomo.
La "teoria dell'abusato abusatore" è quindi valida più per le donne? Ma è
sempre vero che chi abusa è stato abusato?
Io ho l'impressione che sia più valida nella donna che nell'uomo. Nell'uomo
non la si trova così frequentemente. O si tratta di una donna che è stata
abusata o di una donna che comunque ripete nel reato una situazione traumatica,
che non è detto sia abuso. La donna più facilmente ricostruisce un antefatto
sessuale traumatico. Un uomo non ricostruisce spesso un antefatto di abuso.

Altre differenze?
L'uomo sembra usare il sesso per stabilire una relazione con la vittima e per
poterne trarre un soddisfacimento. La donna abusante sembra essere più una
persona che non ha un confine tra bisogno di amore e sfera sessuale. Sembra più
esserci una differenza di difficoltà di non confine tra il bisogno di essere
amata e l'amore che si trasforma in contatto sessuale. A volte si può
constatare che la donna che mette in atto i reati sessuali ha questa modalità
alterata. Anche con l'uomo adulto può scivolare dall'amore alla sfera sessuale.
È un po' tipico della donna non differenziare questi due lati. Nell'uomo sembra
che assistiamo a una situazione secondo cui io entro in una relazione con te,
per avere un soddisfacimento della sfera sessuale.

Rispetto a fenomeni esterni alla famiglia (da parte di persone che comunque
vengono in contatto con i bambini) come è possibile scoprire episodi di abuso,
da parte di una babysitter, di un'educatrice?
Diciamo che in genere i bambini quando avvengono fatti che hanno a che fare
con la loro sfera sessuale li raccontano. I loro racconti vanno vagliati, ma
esistono circostanze in cui non bisogna mettere in dubbio quello che raccontano
i bambini. Non è detto che inventino. Esistono dei criteri per capire se un
bambino ha detto una cosa in un contesto per impressionare oppure ha detto una
cosa che è avvenuta: si valuta se quel contenuto espresso verbalmente viene
espresso anche nei disegni, in più modi. A volte il bambino abusato descrive
anche nel disegno quello che accade. Non ci si deve sorprendere se il bambino
racconti i fatti a figure terze, estranee, è importante vedere cosa dice a
un'insegnante e cosa dice poi alla madre e raffrontare le versioni. Un altro
aspetto importante è verificare la condizione psicologica del bambino, le sue
problematiche di interazione, magari mette in atto comportamenti molto
impulsivi per esempio. In sostanza, per farsi una prima idea bisogna fare una
sorta di raccolta di elementi, un collage di elementi diversi pere capire se
c'è una coerenza tra di loro.

In un'ottica di prevenzione, come mettere in guardia i bambini senza creare
traumi?
Secondo me ai bambini va detto che esistono adulti che possono fare del male
ai bambini. Penso che quando hanno l'età per capire e lo chiedono, gli va
detto. Per esempio l'adescamento via internet oggi come oggi è molto diffuso e
i bambini devono sapere che possono incontrare persone che apparentemente
vogliono loro bene, ma in realtà vogliono usarli. Poi il reato sessuale è usare
una persona. Esistono forme di uso dell'altro anche peggiori, come la
schiavitù. Gli operai dell'industria inglese dell'800 venivano usati peggio.
Indubbiamente però è un "uso". La clinica non a caso parla di perversioni o
parafilie. Possiamo averne tutti, ma c'è chi le ha soltanto a livello di
fantasie, chi le mette in atto. Ma è molto importante sottolineare il contesto
che fa sì che una determinata perversione prenda il sopravvento. A quel punto
tra autore e vittima si crea una relazione per cui per l'autore la vittima
diventa una specie di droga. In quel momento la vittima non è soltanto fonte di
un piacere sessuale, ma anche una sorta di rifugio.

Ci parla della sua esperienza sul campo, in progetti che sta portando avanti a
Bollate e a Milano?
Esiste un trattamento intensificato per autori di reati sessuali maschi nel
carcere di Bollate ed esiste un trattamento per autori di reati sessuali presso
il Comune di Milano e in questo caso ci sono anche donne. È la stessa equipe in
entrambi i casi. Io mi occupo della prevenzione della recidiva e Paolo Giulini
è il responsabile scientifico. Questi progetti si basano sull'idea che la
recidiva sui reati sessuali già non è altissima rispetto ad altri reati. Però i
programmi stranieri hanno dimostrato che abbinare l'esecuzione penale con un
trattamento la riduce tantissimo, quasi a zero. Nella nostra esperienza abbiamo
seguito 160 persone in maniera approfondita per anni, tra maschi e femmine e ci
sono state tre recidive. All'esterno abbiamo seguito in due anni sei donne con
trattamento intensificato: psicodiagnosi, colloqui individuali e attività di
gruppo. Ne abbiamo seguite soltanto sei perché in effetti sono poche.

Sembrerebbe che la giustizia abbia un occhio di riguardo per le donne
abusatrici...
La donna è vista in una prospettiva sempre un po' diversa. Le faccio un
esempio: se c'è un reato e lui ha vittimizzato la bimba maggiore per un anno,
portava la bimba al piano di sopra, faceva la doccia e stavano lì. La madre
sapeva (per un anno!) e viene condannata, tuttavia la madre è rimasta in
contatto con i minori, il padre no, verosimilmente aspetterà che diventino
adulti. La giustizia tenderà a far scontare la pena di più all'uomo,
soprattutto in casi in cui è l'esecutore materiale. Ma anche nel caso di donne
esecutrici materiali, sebbene anche le donne si facciano una lunga
carcerazione, c'è un atteggiamento più flessibile. E in effetti il livello di
invasività del reato sessuale dell'uomo è maggiore.

L'abuso tra una donna e un minore, anche sulla base di quello che lei ci ha
spiegato, provoca reazioni di rifiuto e spesso anche a livello scientifico il
fenomeno è sminuito e liquidato come raro o come meno violento rispetto alla
pedofilia maschile. Ma è proprio così?
Sotto gli anni 14 è comunque violenza sessuale. Io penso che anche l'uomo
pedofilo possa agire in maniera non violenta e quindi riuscire a creare una
relazione con il bambino tale per cui non ci sia un contatto sessuale così
traumatico. Però nell'adulto c'è sempre il momento dell'eiaculazione, che è un
momento vissuto dalla vittima naturalmente in maniera non così buona. Si
osserva questo: il bambino dopo un po' che avvengono queste cose comincia un
po' a stufarsi. Non esiste per il bambino sotto i 10 anni un substrato
psicologico e anche biologico, si tratta di atti che hanno nel bambino risvolti
angosciosi. Quando il bambino comincia a essere preadolescente le cose
cambiano, addirittura può essere messa in atto la penetrazione. La donna non ha
eiaculazione e dunque il contatto sessuale è più sfumato, perché è più toccare
il corpo del bambino. Questa è una differenza.

Dopo un abuso cosa avviene per la vittima?
C'è un problema: bisogna tenere sempre conto che la vittimizzazione è grave
per tre motivi. Il primo: è tanto più grave quanto più la vittima pensa di
essere consenziente. Se la vittima non riesce a capire che sta subendo una
violenza, se l'autore è molto bravo a miscelare bene e male, piacere e
sessualità, a far passare il tutto come un gioco, il reato si inserisce di più
nel tessuto psicologico della vittima, ha un effetto più pervasivo perché la
vittima non è in grado di dire che ha vissuto un atto negativo, doloroso.
Perché non ha sperimentato dolore. La vittima si troverà a rendersi conto che
vuole dire no soltanto quando la cosa è molto avviata, quando si è stufata
perché è diventata ripetitiva e fastidiosa.
Secondo: il reato è tanto più grave quanto più la vittima, dopo averlo subito,
subisce da parte dell'ambiente esterno. La cosiddetta vittimizzazione
secondaria: se la conseguenza delle sue parole quando ha rivelato i fatti sono
la distruzione della famiglia, o che i parenti comincino a dire: "Tu menti e
hai fatto soffrire il papà", "Tu menti e adesso il papà o la mamma sono in
carcere e si suicideranno". È come penetrarla una seconda volta. Un bambino va
fuori di testa. Mentre magari non va fuori di testa per l'abuso. Terzo
elemento: il bambino va fuori di testa quando l'abuso è protratto nel tempo ed
è diventata la normalità. Casi di cronaca certo, ma diffusi, non così rari.
Abbiamo parlato del concorso di padre-madre quando la madre non vede,
materialmente non ha visto ma c'è comunque un concorso per la legge. La donna
non vede, non difende la figlia e dà l'impressione di avere agevolato il
partner. Invece ci sono madri che agiscono proprio l'abuso con il proprio
partner. La madre prostituta che utilizza il cliente, la madre e il padre che
insieme coinvolgono in uno scambio i vicini di casa, la madre che coinvolge il
suo amante. Può anche essere che faccia semplicemente dei giochi sessuali, la
madre che chiede all'amante: gli fai vedere il tuo pene, gli fai vedere come ci
si masturba, oppure che la fa assistere.

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