martedì 23 novembre 2010

L'addio della Carfagna scuote il Pdl Attacco (con insulto) alla Mussolini «A Napoli quelle come lei le chiamano "vajasse"...»

La replica: «Fini mi tuteli come parlamentare»


MILANO - Le annunciate dimissioni di Mara Carfagna scuotono il Pdl e non solo.
Lo si intuisce dall'ultimo scontro tra il ministro e Alessandra Mussolini (un
botta e risposta a distanza a colpi di «vajassa» e «appena ti vedo ti
insulto»). E una conferma arriva dalle parole di Pier Ferdinando Casini,
secondo il quale la querelle politica intorno al ministro delle Pari
opportunità deve far «riflettere». Il leader Udc è convinto che il caso
Carfagna rappresenti la spia «di un problema più ampio e più preoccupante». «La
Carfagna - ha detto Casini a margine dell'assemblea nazionale Udc a
Fieramilanocity - tutto sommato è stata un buon ministro. Ha caratterizzato
questa stagione berlusconiana e il fatto che dica o faccia dire che il partito
è ridotto a un comitato d'affari e che in Campania non c'è agibilità politica è
una cosa di grandissima rilevanza e una cosa su cui bisognerebbe riflettere,
perché non è il problema della Carfagna, è un problema un pochino più ampio e
più preoccupante». Sullo sfondo delle dimissioni della Carfagna, che ha deciso
di lasciare il partito, il governo e anche la Camera, ci sono infatti le accuse
che il ministro rivolge soprattutto al Pdl campano, ridotto a suo dire a una
«guerra tra bande».

«GOVERNO DILANIATO» - L'opposizione plaude alla scelta della Carfagna,
specchio secondo l'Italia dei valori di un «governo dilaniato» . «L'Italia non
può permettersi altri anni di paralisi dell'esecutivo. Per questo è meglio
andare al voto. Il centrosinistra deve farsi trovare pronto e mettere in campo
la propria proposta, forte e credibile» afferma in una nota il capogruppo dei
dipietristi alla Camera Massimo Donadi.

«DIALETTICA DI GOVERNO» - Ministri ed esponenti del Pdl tendono dal canto loro
a minimizzare. «Con tutto il rispetto e la stima per la collega, colloco la
vicenda all'interno delle normali, anche se preoccupanti, dialettiche
all'interno di un governo» spiega Renato Brunetta. «Berlusconi non è il dio
greco che mangia i figli - assicura Gianfranco Rotondi -. Vedrete quindi che
aiuterà ancora a crescere uno dei ministri più apprezzati del nostro governo».
E intanto al ministro dimissionario tende la mano il sottosegretario alla
presidenza Gianfranco Miccichè, fondatore di Fds: «A Mara Carfagna - dice in
una intervista - offro di essere la numero uno di Forza del Sud in Campania e
non solo in quella Regione». «Questa polemica rispecchia esattamente la
situazione del Pdl in tutto il territorio nazionale - aggiunge -. Lo stesso
disagio del ministro l'ho vissuto io al mio tempo e lo vivono in tanti. Quello
che non funziona non è la Carfagna ma il Pdl».

SCAMBIO DI ACCUSE CON LA MUSSOLINI - Nel frattempo, il confronto tra la
Carfagna e Alessandra Mussolini è ormai ai ferri corti. La seconda non ha
gradito quel «vajassa» con cui il ministro dimissionario l'ha bollata. «È
gravissimo che il ministro Carfagna rivolga a mezzo stampa gratuiti e volgari
insulti a una donna parlamentare», ha dichiarato la Mussolini in una nota. «Per
questo inqualificabile comportamento, in palese contrasto con le finalità che
il ministero delle Pari opportunità persegue, dovrebbe immediatamente
rassegnare le dimissioni», ha aggiunto, «le sue parole e il suo agire sono la
conferma che non è in grado di ricoprire una così alta carica governativa». La
Mussolini ha annunciato che chiederà al presidente della Camera Gianfranco Fini
di adottare ogni iniziativa «a tutela della onorabilità e della dignità dei
deputati che lui rappresenta». Poi l'avvertimento: «La Carfagna sappia che alla
prima occasione di incontro sarà mia cura replicare ai suoi insulti,
guardandola dritta in quei suoi occhioni, che dopo le mie parole, ne sono
certa, risulteranno ancora più sbarrati». Nell'intervista al Mattino in cui
parla delle sue prossime dimissioni, il ministro ha ricordato la foto che la
Mussolini le ha scattato in aula alla Camera mentre parlava con Italo Bocchino.
«Quello è stato un atto di cattivissimo gusto che non merita commenti ma che si
addice alla persona che l'ha commesso», ha detto Carfagna, «a Napoli le
chiamano vajasse...». «Vajassa», «serva» o «domestica» nel significato
dialettale, «prostituta» per i napoletani di fine '800 , «donna che vive nei
bassi» per i partenopei di oggi. Quale che sia l'accezione che aveva in mente,
il ministro non ha certo voluto fare un complimento alla collega, ancora per
poco, di partito.

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