sabato 27 novembre 2010

Il cielo sopra Palermo finisce in tribunale

PALERMO
Mentre Leoluca Orlando entrava gigionesco sul set, sottoponendosi a trucco e parrucco con la disinvoltura di un attore consumato, il sindaco Diego Cammarata si mangiava il cappello come Rockerduck, l'acerrimo nemico di Paperon de' Paperoni: «Lui, proprio lui, nelmio film? Giammai». Chi c'era, quel giorno, giura di averlo sentito sbigottito e rabbioso. Quel che è certo è che volarono via i 250 mila euro che il Comune aveva garantito a Wim Wenders in persona come contributo al film«Shooting Palermo» e chemai sono arrivati alla produzione, nonostante la lettera dell'ufficio «Grandi eventi» che nell'ottobre 2007 garantiva il finanziamento.

Quella lettera è diventata, assieme alle testimonianze sull'epilogo disneyano, la pietramiliare della causa civile che il regista del «Cielo sopra Berlino » ha intentato contro Cammarata e che si è appena aperta con la prima udienza.

Wim contro Diego, roba da farci un altro film. «Macché, solo problemi di bilancio, nessuna limitazione alla libertà dell'artista», ribattono i legali del sindaco. Il quale, se soccomberà, rischia di dovere sborsare la somma di tasca sua, per aver disposto il finanziamento senza una delibera di giunta né di Consiglio.

Per questo è diventato cruciale il racconto di Giovanni Callea, il creativo che portòWenders a Palermo e che si trovò a dare la ferale notizia a Cammarata prima di passare il telefono a Giampiero Ringle, il produttore esecutivo. «Ha sentito direttamente che il sindaco ritirava il finanziamento per la presenza di Orlando?», gli ha chiesto il giudice Sebastiana Ciardo, terza sezione civile del Tribunale. «Sì, l'ho sentito», ha risposto sotto giuramento e non senza imbarazzo, visto era stato proprio lui, in quel periodo consulente di Cammarata, a presentargli il regista tedesco in cerca di un finanziamento per una settimana aggiuntiva di riprese.

Wenders - produttore del filmoltre che regista - aveva ammaliato ben bene il sindaco, davanti a un aperitivo, prima di chiedergli 500mila euro. «Questo lavoro daràmolto lustro a Palermo, ho coinvolto artisti del calibro di Patti Smith, di Lou Reed, lo porteremo a Cannes», gli aveva detto. Non c'era molto tempo per decidere, le riprese a Düsseldorf erano già finite, e quelle di Palermo prossime a iniziare. A Cammarata non era sembrato vero di poter eguagliare le glorie internazionali del suo carismatico predecessore, ingombrante nonostante lo avesse appena battuto alle amministrative. «Tu sei amico di Hillary Clinton? Tiè, beccati Wim Wenders ». Così, nonostante l'ombra della crisi finanziaria che incombeva minacciosa sul municipio, la settimana dopo non aveva esitato a dire che sì, quelmatrimonio s'aveva da fare.Da lì la lettera che assicurava il finanziamento, la metà di quanto richiesto. Sufficiente comunque perWenders a portare avanti un progetto da cinque milioni, uno dei quali già finanziato dall'Azienda provinciale al turismo di Palermo attraverso fondi europei.

Ecco, allora, la visita sul set di un Cammarata sorridente a 32 denti: «Wim farà grandi cose, è solo l'inizio di un importante percorso insieme». Si può immaginare la doccia fredda del sindaco quando pochi giorni dopo squillò il suo telefono e dall'altra parte c'era Giovanni Callea. Sì, tutto procedeva, ma c'era un imprevisto: «Wimha deciso di reclutare come attore Leoluca Orlando», gli disse in un fiato. Lui, Orlando, in quel momento varcava trionfante la porta dello Spasimo, la chiesa scoperchiata della città, a fare una dissertazione sulla vita e sulla morte, il fil rouge di tutto il film. Pochi minuti recitati in perfetto tedesco. Due giorni dopo la società di produzione ricevette dal Comune un fax di poche righe: «Niente soldi, il finanziamento non è disponibile». Il film a Cannes non convinse i critici, tanto cheWenders si risolse ad accorciarlo prima di mandarlo nel 2008 nelle sale, dove avrebbe comunque avuto scarsissima fortuna. Tagliando, tra l'altro, proprio la scena di Orlando. «Ben ti sta», avrebbe detto Rockerduck.

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