ascolti deludenti – si è partiti con 2.5 milioni di telespettatori e si è
arrivati ad appena un milioncino – rischia anche di essere l'ultima: la serie
ha risposto ai quesiti che aveva posto – in maniera magari non molto originale
– ma sono in molti a volere una seconda stagione, incluso il produttore dello
show Henry Bromell. E se non avete visto tutti e tredici gli episodi (che Joi
di Mediaset Premium trasmetterà a partire da giovedì), sarà meglio evitare di
leggere quanto segue…
James Badge Dale è il protagonista di Rubicon nel ruolo di Will Travers, un
analista dell'intelligence che scopre che l'American Policy Institute per cui
lavora (assieme ad una squadra di suoi colleghi di cui è diventato capo dopo un
misterioso omicidio) potrebbe essere parte di una società segreta che manipola
gli eventi non solo americani, ma addirittura mondiali, un problema visto che l'
API analizza dati che – passati alle altre agenzie di intelligence – potrebbero
scatenare o evitare guerre.
In puro stile AMC, Rubicon non è una serie fracassona o piena di inseguimenti
e colpi di scena, ma ricorda molto "I tre giorni del Condor": è un telefilm
lento, che ha i suoi pregi ma cui va data fiducia, evidentemente mancata ai
telespettatori americani che – dopo una premiere vista da 2.5 milioni – hanno
via via abbandonato la serie.
Non è chiaro se Rubicon verrà o meno rinnovata, ma il producer Henry Bromell
si è detto fiducioso in una seconda stagione: alla fine dei tredici episodi
scopriamo che effettivamente uno dei capi di Will – Truxton Spangler (Michael
Cristofer), assieme a tutti i suoi amichetti – usa l'intelligente dell'API per
manipolare gli eventi e diventare ricco, arrivando (ma sarà davvero così) a far
esplodere una petroliera per far dichiarare guerra all'Iran, una tesi che Will,
però, non riuscirà a far passare, visto che quando si confronterà con la
persona X questa, piuttosto che dimettersi, sfida Will a rendere pubblico ciò
che sa.
Ma sarà veramente questa la fine? A Bromell non piace, è uno scenario
semplicistico "e – ha detto il produttore a TV Guide – non penso che le cose
stiano semplicemente così, non sarebbe una cosa interessante, sarebbe troppo
facile e convenzionale".
In effetti già all'inizio il producer, subentrato al creatore Jason Horwitch,
aveva spiegato che la cospirazione al centro di Rubicon sarebbe stata risolta
al 90% in questa prima stagione, "anche se poi tutto si tramuterà in qualcos'
altro e, in caso di rinnovo, non si esaurirà nell'arco di 13 episodi".
E quindi per quanto riguarda la seconda stagione, la domanda sarà "cosa
succederà a Truxton? Può farla franca? Cosa succederà se Will deciderà di
sbugiardarlo? Will – anticipa Bromell – affronterà tutta una serie di reazioni,
non può più lavorare all'Api se nessuno fermerà Spangler, di cui non sappiamo
neanche le ragioni. A parte i soldi, perché Truxton e compagni fanno quello che
fanno? Perché vogliono far cominciare una guerra in Iran?".
Nella seconda stagione, inoltre, ci dovrebbe essere più azione, per
scoperchiare definitivamente la cospirazione Will potrebbe andare sotto
copertura, "ma le cose diventeranno più complicate – spiega il producer –
perché Spangler ed i suoi amici sono i pesci piccoli, da soli non possono
cominciare o fermare niente". Ma ad essere centrale non sarà tanto la
cospirazione, "quanto l'idea che la democrazia è fragile, colpa di un'
intelligence governativa che può essere usata per gli affari privati di aziende
o gruppi privati. La mia idea è che simili istituzioni possano fallire perché
chi deve proteggerle non lo fa, è un'area grigia che per me è interessante e
spero di poter continuare nella seconda stagione".
Tutto dipende però da AMC, anche se Bromell pensa "che ci sia una possibilità.
La rete capisce la mia idea e gli piace, devono solo capire se possono
continuare a mandarci in onda, ma sono fieri dello show, pensano sia ben
sceneggiato e diretto, ma con tre nuovi show in arrivo devono decidere se
possono tenerlo e inserirlo nel palinsesto".
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