molte altre persone in fin di vita, comprese donne incinta e bambini. Le
percosse sono quotidiane. Da qualche giorno viene negata loro l'acqua e molti
sono costretti a bere la propria urina. Altre persone sono sparite dal gruppo
e forse portate via per essere sottoposte all'espianto di organi, per pagare il
riscatto.
Profughi eritrei, tragedia nel deserto Uccisi due diaconi tra i sequestrati
ROMA - Sono stati uccisi due diaconi ortodossi che erano tra i 250 eritrei,
tenuti in catena dai trafficanti di esseri umani nel deserto del Sinai egiziano
dal 20 novembre scorso. Diventano così otto le vittime di questa lunga tragedia
che si sta consumando in territorio egiziano a pochi chilometri dal confine
israeliano. Altri sei sono stati eliminati dai trafficanti nelle scorse
settimane. I carcerieri hanno ammazzato i due religiosi di fronte a tutti gli
altri, accusati di aver lanciato l'allarme. E' quanto riferisce padre Moses
Zerai, direttore dell'agenzia eritrea Habeshia, che tiene clandestinamente i
contatti con i profughi attraverso i cellulari che gli stessi sequestratori
mettono a disposizione delle loro vittime affinché chiamino chiunque, parenti
oppure organizzazioni umanitarie, sia in grado di mandare loro il denaro per
pagare il riscatto: 8000 dollari.
Secondo quanto raccolto dal sacerdote, ci sarebbero anche molte altre persone
in fin di vita tra quelle sequestrate, comprese donne incinta e bambini. Le
loro condizioni sono gravissime per le percosse subite oggi pomeriggio. Oltre
tutto, da qualche giorno viene negata loro l'acqua, al punto che molti sono
costretti a bere la propria urina. Si ha notizia, infine, del trasferimento di
altre persone, sparite dal gruppo e molto probabilmente portate da qualche
parte per essere sottoposte all'espianto di organi, per pagare il riscatto.
La situazione è dunque decisamente e precipitata. "Non si possono più
aspettare i tempi delle diplomazie
- ha detto padre Zerai - perché la gente sta morendo anche a causa della fame
e della sete. Di fronte a questa autentica barbarie, chiediamo che la comunità
internazionale condanni tutto ciò, e richiami il governo egiziano ad
intervenire con decisione per sottrarre queste vite umane dalle mani dei
trafficanti e il loro complici in quella regione del Sinai".
Proprio ieri, una lettera di numerosi parlamentari italiani è stata inciata
alla Comunità Europea affinché prendesse atto delle responsabilità del governo
egiziano, che sicuramente esistono, il quale proprio ieri ha però replicato -
in verità con qualche ragione - che le responsabilità originarie di questa
drammatica situazione risiedono nei governi che si affacciano sul Mediterraneo
e che hanno adottato politiche estremamente e indiscriminatamente restrittive,
impedendo ai richiedenti asilo politico anche solo di arrivare da qualche parte
per dimostrare di aver diritto a quello status.
con repubblica.it
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