martedì 7 settembre 2010

La meteorologia compie 150 anni

Le prime previsioni meteorologiche pubblicate dal "Times"
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Nel 1805 l'ammiraglio FitzRoy pubblicò le prime previsioni sul "Times" usando solo il barometro

L'uomo che inventò le previsioni del tempo, le portò per la prima volta sulle pagine del Times il 6 settembre di 150 anni fa e che per le previsioni del tempo si tolse la vita, era nato in una elegante tenuta di Ampton Hall, nel Suffolk, il 5 luglio del 1805, figlio primogenito di Lord Charles FitzRoy, quarto erede di Carlo II e consigliere di Sua Maestà.

Si chiamava Robert FitzRoy e nel corso dei suoi straordinari sessant'anni di vita, dedicati alla scienza, a Dio e all'avventura, dopo avere navigato dall'Equatore a Capo Horn, educato al cristianesimo tre bambini indigeni salvati nella Terra del Fuoco e accompagnato Charles Darwin nel suo viaggio verso le radici della vita, aveva cercato di aprire il mondo a un nuovo sorprendente orizzonte, attirando per questo su di sé la diffidenza immediata e l'ira feroce non solo della Chiesa d'Inghilterra, ma anche della Royal Society, l'eterno e l'immanente improvvisamente concordi, un carico insopportabile per la schiena di qualunque essere umano.

La sua colpa? Avere inventato e imposto la parola «forecast», previsione, associandola al sostantivo «weather», tempo, in una sorta di bestemmia imprecisa, scagliata contro tutte le certezze dell'epoca vittoriana. «Il tempo non lo si prevede, lo si racconta». Il suicidio gli costò una sepoltura indegna, lontana dal pantheon famigliare e solo adesso i suoi resti mortali sono stati riavvicinati a quelli dei cari nella chiesa della Vergine Maria nel Northamptonshire come riconoscimento alle sue «eccezionali qualità di navigatore e di scienziato».

Esperto di lingue, di ballo e di fioretto, entrato a 12 anni al Royal Naval College, religioso fervente e praticante, il 27 dicembre del 1831 l'ammiraglio Robert FitzRoy parte con il proprio equipaggio alla volta della Terra del Fuoco al comando del Beagle. Ha 26 anni e 74 uomini di equipaggio a bordo. Tra loro un medico, un artista, tre ufficiali e un naturalista di nome Charles Darwin. Tra i due non corre buon sangue. «Darwin ha un naso troppo poco pronunciato per poter resistere a questa avventura», scrive FitzRoy. Non basteranno cinque anni di avventure passate tra terremoti, uragani, fughe dai cannibali e da piccoli dittatori locali, per costruire un'amicizia, perché l'ammiraglio è convinto che gli studi dello scienziato ventiduenne possano minare la fiducia nella chiesa di una intera nazione.

Le strade dei due si dividono. FitzRoy diventa prima deputato conservatore, poi governatore della Nuova Zelanda, ma la sua deplorevole insistenza nel voler considerare i diritti dei maori identici a quelli dei bianchi irrita la Regina che lo convoca in patria e gli assegna un lavoro apparentemente di basso profilo. Lo mette a capo del servizio meteorologico, una struttura sostanzialmente inesistente relegata in una stanzetta fornita di un vecchio tavolo e illuminata da una finestra con una vetrata opaca, che dovrebbe limitarsi a registrare le variazioni delle piogge e dei venti. FitzRoy, diventato membro della Royal Society per meriti scientifici dopo essersi inventato un barometro che porta il suo nome, fa molto di più. Servendosi del telegrafo comunica all'intero Paese il tempo che troveranno le navi nelle ore successive. Non gli basta vedere, vuole prevedere.

Il progetto si allarga fino a coinvolgere i giornali, ma quello che per lì per lì viene considerato un gioco divertente, un tentativo audace, a causa degli inevitabili errori che accompagnano un cammino all'inizio, diventa per l'opinione pubblica un'esperienza a metà tra la magia e il gioco di prestigio, dunque un insulto all'intelligenza umana e divina, l'ennesimo tentativo per screditare la scienza e minacciare la fede in Cristo. La diffidenza diventa ostilità, i complimenti si trasformano in insulti e FitzRoy non può più camminare per strada senza essere deriso.

L'illusione si schianta col fracasso lancinante di un mito crollato, eppure non lo avrebbero odiato tanto se non lo avessero così sfacciatamente amato. Cade in una depressione profonda.
Pochi giorni prima di togliersi la vita Robert Fitzroy, pioniere della meteorologia e compagno di strada dell'eretico Charles Darwin - scienziato o demone? -, scrive alla moglie. Racconta che guardando il cielo non vede più nuvole, ma occhi e risa che echeggiano beffardi alle sue spalle. Si sente schiacciato dalla cattiveria del mondo che era suo, la testa gli esplode, le tempie gli fanno male. Così la mattina del trenta aprile 1865, in un giorno di pioggia, sceglie di ammazzarsi in modo brutale, usando un coltello, come facevano gli indigeni della terra del fuoco. Seduto davanti alla finestra guarda gli alberi che si inclinano piegati dal vento e dopo aver buttato per terra il barometro si taglia la gola.

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