mercoledì 5 gennaio 2011

Cinepanettoni: Aldo, Giovanni e Giacomo vincono la sfida

Giacomo "Né ruffiani né volgari
Vinciamo per questo"
I "Babbi" sbancabotteghino Aldo, Giovanni e Giacomo festeggiano il sorpasso
sul cinepanettone di De Sica & Co.

MILANO
Lo ammetto, è una gran bella soddisfazione ma non ci sentiamo di alzare i
bandieroni e festeggiare come se avessimo abbattuto un nemico. C'è chi ci sta
dicendo che ha vinto la comicità leggera ma di qualità dei nostri Babbi Natale
sulla volgarità che spesso fa da collante ai cinepanettoni come Natale in
Sudafrica. Non lo so e non voglio entrare nel merito, ma sono contento che la
gente abbia di nuovo capito la nostra comicità e la stia apprezzando. Aggiungo
che sono felice anche per i bravissimi attori che abbiamo chiamato con noi.
Confesso una cosa: prima che iniziassimo le riprese, quando il film si sarebbe
dovuto intitolare Natale in questura (titolo poi cassato per l'evidente
richiamo ai cinepanettoni di cui sopra, ndr), abbiamo contattato dei colleghi
che ci hanno, gentilmente, detto di no. Risposte che sottindendevano la
diffidenza per chi, come noi, veniva da un insuccesso. Non li biasimo. I loro
nomi non li dirò nemmeno sotto tortura: ma li ricordo tutti».

Giacomo Poretti è appena rientrato dalle vacanze. È il Giacomo di Aldo,
Giovanni e Giacomo. Un trio fortissimo che per anni ha sbancato il box office.
Ma qualche pellicola sbagliata come Al, John & Jack e il flop di Il cosmo sul
comò nel 2008 avevano fatto la felicità di chi li dava per «bolliti». Oggi la
rivincita con La banda dei Babbi Natale che ieri ha trionfalmente sorpassato
Natale in Sudafrica, il cinepanettone classico con Christian De Sica, anche
come incassi complessivi: 17 milioni, 205 mila e 957 euro contro 17 milioni, 40
mila e 679.

«Oddio, forse un po' bolliti lo eravamo sul serio. Dopo Il cosmo sul comò ci
siamo guardati nelle palle degli occhi e insieme al nostro manager, amico e
compagno di ventura Paolo Guerra abbiamo fatto il punto: dovevamo tornare ad
avere il controllo totale su tutto. Nella genesi dei Babbi Natale si è partiti
da lì: controllare tutto quello che usciva. Tutto firmato da noi o da Valerio
Barilletti che è diventato il nostro quarto socio».

Qualcuno ha dato la colpa delle recenti scivolate anche alla mancanza di
Massimo Venier che per anni era stato il vostro regista e coautore.
«Ho paragonato la sua uscita di scena a quella di Mourinho dall'Inter. Quando
ha deciso di cambiare, Massimo ha lasciato un grande vuoto. A lui dobbiamo
molto perché, quando abbiamo cominciato a fare film, di cinema non sapevamo
nulla. A volte però le strade si dividono. Comunque con il regista del nostro
nuovo film, Paolo Genovese ci siamo trovati alla perfezione e il risultato si
vede».

Non è che l'essere nelle case degli italiani tutti i santi giorni con decine e
decine di spot per la Wind abbia aiutato il successo? Oppure la
sovraesposizione non paga?
«È un nervo scoperto, scopertissimo. Ci stiamo riflettendo, forse gli italiani
ci vedono troppo. È anche vero che dai signori di Wind abbiamo ottenuto fin dal
primo spot che, durante otto mesi di programmazione annuale, si possano girare
almeno venti spot diversi. Ma mi rendo conto che la sovraesposizione c'è
comunque».

Adesso però c'è un successone da coccolare e qualche idea per il futuro.
Tornate in teatro? Un altro tendone?
«Se sarà cinema o teatro non posso ancora dirlo. Tutti e tre stiamo leggendo
più o meno gli stessi libri, quelli che hanno davvero catturato la nostra
attenzione. Ecco, la prossima cosa firmata AG&G potrebbe essere una
sceneggiatura da uno di questi libri. Per noi che ci siamo sempre scritti le
cose da soli sarebbe la prima volta, una bella scommessa e la voglia di fare
finalmente quel che noi sogniamo da sempre».

Cosa?
«Noi lo chiamiamo "il film della vita" o, se preferisce, "lo spettacolo della
vita". Una cosa così bella da fare storia a parte. Ci riusciremo? Non lo so.
Intanto il sogno di avere Mina che canta la colonna sonora di un nostro film
con La banda dei Babbi Natale l'abbiamo esaudito. I sogni, a volte, si
avverano».

Per concludere: perché i Babbi hanno vinto?
«Forse perché è una storia in cui tutti si possono identificare e soprattutto
non è ruffiana né volgare».

con lastampa.it

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