mercoledì 5 gennaio 2011

Viaggio: L'isola del frutto proibito

Barbados (che è un'isola sola) accoglie i turisti con i suoi ficus "barbuti" e le sue spiagge da sogno. Ma nasconde un paradiso naturalistico, dove la leggenda vuole sia nato il

Meglio chiarire subito una cosa: non si va alle Barbados, si va a Barbados. L'ultimo lembo di terra che s'incontra prima di abbandonare le acque dei Caraibi e avventurarsi nella distesa blu dell'Oceano Atlantico è infatti un'unica isola a forma di fagiolo lunga 34 km e larga 23.

Il nome le fu dato dall'esploratore portoghese Pedro Campos, che sbarcando sulle sue spiagge nel 1536 fu tanto colpito dai ficus che vi crescevano e dalle loro "barbe" da battezzare la scoperta "los barbados" (i barbuti). Non paghi di averle dato quel nome bizzarro, non avendoci trovato ricchezze né risorse minerarie, i navigatori lusitani non la colonizzarono, lasciando l'incombenza, quasi un secolo dopo, agli inglesi, che vi impiantarono coltivazioni di canna da zucchero lavorate da schiavi africani, vi installarono la loro cultura - qui vanno pazzi per il cricket - e, malgrado l'indipendenza del Paese del 1966, ancora vi regnano con la regina e un governatore.

Un'altra cosa utile da sapere se decidete di andare a Barbados è che, se vi chiedono "di che parrocchia siete", non vogliono sapere né a che religione appartenete né tanto meno quali sono i vostri gusti sessuali. Le "parrocchie", o parish in inglese, sono infatti i distretti amministrativi (11, ciascuno con il suo santo) nei quali si divide il Paese. Tra queste solo due non si affacciano sul mare, mentre le altre godono dello spettacolo per il quale la maggior parte dei turisti sbarca quaggiù.

La costa occidentale e quella meridionale sono quelle dove le acque sono più tranquille e adatte alle esplorazioni con maschera e pinne: brillanti coralli, spugne colorate e flessuose gorgonie invitano alla scoperta di fondali dove non mancano i relitti. Una leggenda vuole che molti di questi siano stati affondati da tale Sam Lord, che appendeva delle lanterne sugli scogli illudendo le navi sulla sicurezza dell'approdo e, dopo che queste si arenavano, correva a depredarle. Il suo castello è visitabile all'angolo sudorientale dell'isola, da dove parte la costa più selvaggia e pericolosa, battuta dalle onde atlantiche e perciò meta prediletta di esperti surfisti.

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