domenica 2 gennaio 2011

L'identikit del bambino che verrà più longevo, più colto, più grasso

I nati nel 2011 vivranno 6 anni in più dei genitori, la pensione nel 2081
LONGEVI, secchioni e con qualche problema di girovita. Il futuro dei bambini
che nasceranno nel 2011 è già tutto scritto. Non nelle stelle, per carità. La
scienza e la matematica, nel terzo millennio, hanno fatto passi da gigante. E
il destino dei neonati prossimi venturi, con buona pace di tarocchi e di
astrologi, si può leggerlo già oggi.

Lo si può leggere con pochi margini d'errore nei numeri della statistica: chi
verrà al mondo nei prossimi dodici mesi vivrà - in media, s'intende - 16 anni
più dei suoi nonni e sei più dei genitori. Tenderà a mettere su un po' di
pancetta, studierà a lungo (uno su tre dei suoi coetanei si metterà in tasca
una laurea). E andrà in pensione - ma questo s'era capito senza bisogno di
scomodare algoritmi e ricercatori - decisamente più tardi, attorno ai 70 anni.

A fare da neo-Oracolo di Delfi, forte della fredda legge delle cifre, è
l'ufficio studi di Allianz che ha messo assieme dati ufficiali e proiezioni di
Istat, Eurostat e Nazioni Unite per provare a tracciare l'identikit dei nuovi
italiani della classe di ferro 2011. Impossibile, come ovvio, fare previsioni
sui loro nomi. Anche se i più gettonati dello scorso anno - butta lì la
compagnia d'assicurazione tedesca - sono stati Alessia, Chiara e Giulia per le
bimbe e Andrea, Lorenzo o Simone per i maschietti. Più facile invece calcolare
quanto possa ragionevolmente sperare di campare: l'aspettativa di vita media di
chi nasce quest'anno in Italia
sarà di 81,5 anni, 84,5 se la cicogna porta una femminuccia, 78,5 se il fiocco
è azzurro. Cifre che fanno del Belpaese la quarta potenza mondiale per
longevità dopo Giappone (86,9), Svizzera (82,4) e Francia (81,8), ben davanti -
almeno in questo campo - alla Germania, visto che i bebè tedeschi del 2011
dovranno accontentarsi (si fa per dire) di 80,3 anni.

Quasi l'80% dei neonati tricolori verrà iscritto alle anagrafe come figlio di
una coppia sposata. Siamo lontani dalle percentuali bulgare di 25 anni fa,
quando viaggiavamo al 95% di famiglie "regolari", ma doppiamo Norvegia e Svezia
dove più di un bambino su due nasce fuori dal matrimonio classico.

La "generazione 2011" sembra invece già da oggi destinata ad andare a
ingrossare le fila dei "bamboccioni"' che restano in casa dei genitori fino
alla laurea. Ogni tre nuovi nati quest'anno nella penisola, uno - calcola
l'ufficio studi Allianz - finirà l'università. Un bel progresso visto che nel
2000 solo un italiano su cinque aveva il diploma appeso in tinello mentre dieci
anni prima eravamo fermi a un modestissimo 11% della popolazione. Resta intatto
però il ritardo rispetto al resto del vecchio continente: più del 40% di
norvegesi, svizzeri e francesi è già oggi laureato mentre la media dell'Europa
a 27 era già al 33% nel 2009.

Il vero pericolo per i ragazzi del 2011, disoccupazione e malattie a parte,
sarà la bilancia. L'Organizzazione mondiale della sanità, al riguardo, parla
chiaro: già oggi due europei su tre non raggiungono il livello minimo
raccomandato di attività fisica di 30 minuti al giorno. E le nuove generazioni
tendendo ad amplificare invece che ridurre il fenomeno. Nel 2056, all'alba dei
45 anni, il 45% dei figli dei baby-boomers - stimano le proiezioni Eurostat -
sarà sovrappeso, il 5% in più della già poco edificante 40% attuale. A metter
su qualche chilo di troppo saranno soprattutto i maschi (il 50%) mentre "solo"
il 40% delle signore avrà seri problemi di pancia. Su questo fronte, a parziale
consolazione, siamo messi un po' meglio del resto d'Europa: in Gran Bretagna,
Germania e Grecia già oggi una persona su due è sovrappeso e quasi sette bimbi
del 2011 su 10 in questi paesi rischia, se non cambieranno le diete nazionali,
di dover combattere tutta la vita per provare a rimettersi linea.

Incassata la laurea, trovato un buon lavoro e ridimensionata (se possibile) la
circonferenza della vita, l'esercito dei nati quest'anno avrà davanti a sé un
solo obiettivo: "Quota 2081". L'anno in cui, alla veneranda età di 70 anni,
potranno finalmente accedere, secondo la compagnia tedesca, a una strameritata
pensione. Cinque anni di lavoro in più rispetto ai loro genitori che scattano
in automatico oggi che la data del ritiro professionale è legata a filo doppio
all'evoluzione demografica e alle aspettative di vita. Uno sforzo che non
garantirà loro pensioni all'altezza di quelle attuali - prevede l'Allianz -
secondo cui questa generazione dovrà per forza integrare l'assegno di stato con
qualche accontonamento fai-da-te.

I soldi però non sono tutto. All'alba dei 70 anni chi nascerà quest'anno
arriverà con una salute cerebrale decisamente migliore dei coetanei di oggi. I
neuroni, come il resto del corpo, stanno allungando la loro vita attiva. E uno
studio appena ripreso da Newsweek assicura che basta un po' d'esercizio mentale
quotidiano per riportare indietro anche di 35 anni le capacità del cervello. A
quel punto ci si potrà godere la vecchiaia. Al futuro penserà la "classe 2092".

con repubblica.it

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