martedì 14 settembre 2010

Dove sei? Fenomeno geolocal Guadagni, opportunità e paure

Sempre più spesso siti e applicazioni chiedono di conoscere la posizione
dell'utente. Un modo per migliorare i servizi, e anche un mercato che fa gola
alle aziende. Cresce l'allarme privacy. E il colosso Facebook sta per scendere
in campo di MAURO MUNAFO'

Dove sei? Fenomeno geolocal Guadagni, opportunità e paure

VOGLIONO sapere dove sei. In cambio forniscono informazioni utili, sconti
sugli acquisti, scudetti da esibire con gli amici, possibilità di nuove
conoscenze, offerte pubblicitarie. Dopo l'esplosione del fenomeno Facebook e
quella, assai più contenuta, di Twitter, il futuro è nelle mani delle
applicazioni e dei social network georeferenziati: siti e programmi che
rilevano la posizione dell'utente e la utilizzano all'interno di una serie di
servizi. Ecco la tecnologia che entra di nuovo dentro i nostri comportamenti
quotidiani: può sembrare una funzionalità inutile: ma se io sto all'estero e
devo trovare al volo un supermercato o un cinema, la localizzazione mi aiuta.

Certo, i numeri reali di questo ecosistema sono ancora marginali: ma ormai le
maggiori applicazioni per i portatili ti fanno subito una domanda: vuoi dirci
dove ti trovi? E presto nel settore irromperà un gigante da 500 milioni di
iscritti: Facebook.

FB e gli altri. Il social network più usato al mondo ha lanciato da quasi un
mese un servizio chiamato "places" che permette di taggarsi o taggare gli amici
in un luogo. Quando ci si trova in una caffetteria è possibile ad esempio,
tramite il gps del cellulare, comunicare agli amici la propria posizione.
Places è attivo negli Stati Uniti solo in versione mobile, ma lo sbarco in
Italia è ormai una questione tempo, come dimostra la pagina di presentazione
del servizio che è stata già tradotta nella nostra lingua. L'arrivo nel mondo
dei servizi georeferenziati da parte di Facebook è stato anticipato da tutta
una serie di esperienze e giovani startup che hanno di fatto creato questo
mercato e l'interesse sul settore. Loopt, Brightkite, Gowalla sono nomi poco
noti al grande pubblico ma rappresentano servizi in grado di riunire comunità
dai numeri interessanti. Tra queste piccole società ce n'è una, FourSquare, che
è riuscita a ritagliarsi un suo spazio indipendente ed è da molti considerata
la prossima "big thing" del settore internet.

Il fenomeno FourSquare. Con i suoi oltre 3 milioni di iscritti in rapida
crescita, FourSquare sta facendo proseliti nella comunità di appassionati negli
States. La sua particolarità è la fusione di elementi ludici con la
tradizionale localizzazione del gps: chi fa più check-in in un posto ne diventa
il sindaco, mentre in particolari condizioni è possibile ricevere degli
scudetti (badge) da sfoggiare nel proprio profilo. L'espediente del gioco ha
permesso a FourSquare di distinguersi da buona parte dei suoi concorrenti e in
questo modo di popolare la sua piattaforma. Secondo il fondatore del servizio,
circa il 20% del traffico globale di FourSquare viene generato dall'Europa: il
numero di utenti italiani può essere così stimato intorno ai 35-50 mila.
"FourSquare sta crescendo in modo importante, ma sarebbe un errore credere che
sia confinato a un pubblico di appassionati o "geek" - spiega Tommaso
Sorchiotti, analista e social media actvist, tra gli organizzatori del primo
raduno italiano di utilizzatori di FourSquare - L'interesse verso questi
strumenti sta crescendo anche da parte delle attività commerciali che trovano
nuovi modi per fidelizzare il proprio pubblico". Feltrinelli Milano, Coin,
palestre Virgin Active sono alcune delle attività italiane che già stanno
investendo in FourSquare e premiano chi fa "check-in" con carte sconto o
sessioni gratuite.

L'economia georeferenziata. L'interesse delle attività commerciali verso
questo settore viene confermato da Christian Grassi, fondatore di MobNotes, un
social network georeferenziato italiano che permette di condividere la propria
posizione, le foto, le attività e una "mappa sociale" con gli amici. "Le
potenzialità del mezzo sono molte - spiega Grassi - Noi in questo momento ci
stiamo focalizzando nella promozione di eventi: quando fa check-in, l'utente
viene avvisato degli eventi dei partner commerciali disponibili nella sua zona,
ma lo stesso può valere per stanze di alberghi o biglietti del cinema e di
concerti". Le declinazioni commerciali dei sistemi georeferenziati hanno
portato l'intero mondo dei venture capital americani a spendere oltre 115
milioni di dollari in un anno finanziando società del settore, mentre il valore
di FourSquare si è impennato tanto che i fondatori hanno rifiutato di vendere
la società per 100 milioni di dollari. Secondo Sorchiotti negli uffici
newyorkesi di FourSquare i circa 30 dipendenti sono sommersi dalle richieste di
partnership commerciali, tanto che tutta la procedura sta andando molto a
rilento. Non c'è quindi da stupirsi se anche Facebook ha voluto fare il suo
ingresso nel campo di gioco.

I (piccoli) numeri. Nonostante i grandi interessi commerciali in ballo e i
forti investimenti, i numeri di utenti reali di questi sistemi stentano però a
decollare. MobNotes conta su 60mila utenti in Italia (100mila in totale) e
FourSquare ancora meno. Anche Google con il suo Latitude non è riuscito a
conquistare un pubblico particolarmente vasto considerate le potenzialità. Se
il caso italiano va sempre preso con le molle, la situazione negli States non è
poi tanto diversa considerate le proporzioni. Secondo uno studio di Forrester
Research, solo il 4% degli americani ha usato un servizio di questo tipo e solo
uno ogni 100 lo utilizza con cadenza almeno settimanale. Anche il tipo di
utente per adesso interessato è il prototipo dell'appassionato "geek": nell'80%
dei casi maschio e quasi sempre tra i 19 e 35 anni. I 3 milioni di utenti di
FourSquare appaiono poi come ben poca cosa rispetto ai 500 milioni di Facebook
o ai 150 milioni di Twitter. Prima di parlare di prossima "big thing"
bisognerebbe quindi fare attenzione.

La privacy e gli altri problemi. A fermare il decollo di questi sistemi
georeferenziati concorrono una serie di cause, prima fra tutte il problema
della privacy. Davvero un utente medio sente il bisogno di condividere la
propria posizione reale? E che tipo di pericoli si corrono o che uso verrà
fatto di queste informazioni? Un giornalista del Guardian ha voluto fare un
esperimento e si è trasformato in uno stalker di FourSquare, iniziando a
studiare gli spostamenti e le abitudini di una ragazza sconosciuta, attraverso
i check-in da questa pubblicati sul sistema. In poche sessioni di studio il
giornalista è riuscito a ricostruire vita e miracoli di questa persona,
anticipandone persino i movimenti. Una volta accettata l'amicizia di qualcuno
su FourSquare si condividono infatti tutte queste informazioni: il problema è
che il concetto di "amicizia" reso popolare da Facebook può essere adottato con
leggerezza sui sistemi che tengono memoria della propria posizione e diventare
così un'arma contro di noi. Un altro esempio è stato l'esperimento del sito
"PleaseRobMe", che basandosi sulle informazioni fornite su Twitter dagli
utenti, indicava a teorici topi di appartamento in che orari svaligiare le case
dei disattenti utilizzatori del sistema di microblogging.

Christian Grassi di MobNotes spiega che il problema della privacy sul suo sito
è sempre stato trattato con molta attenzione, permettendo agli utenti di
"lucchettare" i propri aggiornamenti, condividerli con una cerchia ristretta e
verificata di persone o di cancellare gli status e dei sistemi simili sono
implementati anche su FourSquare e soci. Gli esempi dei sistemi dedicati sono
però rilevanti solo fino a un certo punto: si tratta infatti di siti pensati
proprio per condividere la posizione e chi si iscrive ne ha comunque la
consapevolezza. In questi social network c'è inoltre l'abitudine ad avere una
cerchia di amici assai più ristretta, anche perché vengono incentivate la
vicinanza con le persone (che importa avere un amico di Milano se si abita a
Palermo?). Il vero problema si verifica quando un sistema pensato per altri
scopi allarga il suo campo anche alla georeferenziazione.

Così come quando la posta di Gmail ha introdotto Buzz (un meccanismo di
condivisione) sono scattati i problemi di privacy, qualcosa di simile potrebbe
accadere con i Places di Facebook. Le centinaia di amici che si hanno sul sito,
e che veri amici non sono, finirebbero per venire a conoscenza di un'altra
fetta della nostra vita. In realtà qualcosa di problematico è già accaduto: a
poche ore di distanza dal lancio del nuovo servizio degli States, la Aclu,
un'associazione californiana, ha protestato contro le insufficienti tutele alla
privacy fornite dai Places. L'abilitazione ai Luoghi di Facebook avviene
infatti una volta per tutte e, se si è deciso di accettare, si può essere
taggati in qualsiasi luogo (almeno finché non si disattiva l'opzione). Questo
costituisce una differenza non da poco rispetto ai sistemi attualmente presenti
in FourSquare e soci in cui il "check in" è stabilito dagli utenti ogni volta e
non può portare con sé altre persone (niente tag). "La diffusione dei sistemi
di georefenziazione riproporrà quanto si è già visto con il primo successo di
Facebook - spiega Sorchiotti - Gli utenti impreparati o con un concetto
debole di privacy condivideranno una serie di informazioni che solo
successivamente capiranno essere sensibili". Un esempio potrebbe essere lo
studente che si tagga in un bar quando dovrebbe essere a scuola o un impiegato
che si è dato malato e fa check-in dalla spiaggia.

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