sabato 2 ottobre 2010

Il caso: Balotelli con l'auto nel carcere A Brescia l'ultima bravata di Mario Mario Balotelli, classe 1990. Il City l'ha pagato 28 milioni

Il bomber del Manchester City
è entrato nel cortile dell'istituto
con il fratello Enock Barwuah
BRESCIA
S'è infilato con la macchina nel carcere di Brescia perché, ha detto agli agenti che l'hanno fermato, voleva vedere com'era fatto. Non è nuovo alle follie, Balotelli, ma il talento del City oggi s'è superato. In auto col fratello Enock Barwuah, calciatore anche lui, è entrato nel piazzale dell'istituto femminile senza sapere che servisse un'autorizzazione. L'hanno bloccato subito ed è rimasto lì per mezz'ora: nome, cognome, documenti. La professione sulla carta d'identità non è bastata. «Erano le 16, quando abbiamo visto una Mercedes cabrio di grossa cilindrata varcare il cancello. A bordo c'erano due ragazzi. Dopo qualche minuto - racconta l'agente Calogero Lo Presti ad una tv locale bresciana - ci siamo accorti che uno dei due era Balotelli. Il riconoscimento fisico tuttavia non poteva bastare e così abbiamo proceduto a quello ufficiale. Tanto suo quanto della persona in sua compagnia». Era il fratello diciassettenne, talento anche lui, e fino a qualche tempo fa obiettivo del Napoli.

Tornerà in campo solo a fine ottobre Super Mario, bloccato da un problema al ginocchio che ne ha funestato i primi mesi al Manchester City ma che non gli ha impedito di finire in prima pagina: prima si è fatto beccare in moto con le stampelle, poi è stata la volta del video con una ragazza misteriosa. Un video per cui Mario è stato scaricato dalla fidanzata Melissa Castagnol, ex Miss Emilia.

Prima, alla fine di giugno, c'era stata la sparatoria con la scacciacani nelle vie di Milano per festeggiare la maturità (60 centesimi, il minimo): una raffica di colpi in aria, poi via con l'Audi R8 dai cerchioni gialli. «Chiedo scusa, è stata una ragazzata», aveva detto Mario ai poliziotti. Più o meno le stesse parole che si sono sentiti dire gli agenti bresciani, quando hanno visto una macchina sgommare nel cancello aperto e hanno sgranato gli occhi Super-Mario. Che, parola dell'agente Lo Presti, se n'è andato abbacchiato: «Mentre si scusava parlava a voce bassa. Lui e il fratello ci hanno spiegato di aver visto il cancello aperto e di essere entrati senza immaginare che per visitare un carcere ci volesse un'autorizzazione speciale. I due hanno aggiunto di essere stati particolarmente incuriositi dal fatto che quello fosse un carcere femminile».

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