martedì 18 gennaio 2011

Quotazioni internazionali e cambio euro-dollaro. Così si spiega il rincaro dei carburanti

Rincari: con la benzina che a livello medio nazionale supera quota 1,51 euro a litro e in alcune aree del sud vola oltre 1,53 euro (in modalità servito). Numeri che richiamano il record del luglio 2008, quando il prezzo della verde toccò 1,56 euro a litro. Però, come spiega Luigi Stieri, che ha rivelato gli esiti del monitoraggio sul territorio, «tenuto conto delle quotazioni internazionali, del cambio euro/dollaro e dello storico dei margini lordi, non mi sembra che le compagnie stiano speculando sui prezzi dei carburanti».

Sulla base di una serie di calcoli condotti sulle quotazioni internazionali, sull'andamento delle valute, sui vari costi di distribuzione, Quotidiano Energia ogni giorno monitora i margini lordi delle compagnie (comprensivi cioè anche dei costi di filiera: remunerazione del gestore, costi di distribuzione, commercializzazione). «Abbiamo una serie storica di questi dati – sottolinea Stieri - che ci permette di fare un confronto con la media dei tre anni precedenti. Ecco: per quanto riguarda la benzina, dal 6 gennaio le compagnie sono al di sotto della media degli ultimi tre anni; per il diesel, tra alti e bassi, si mantengono invece nella media». «Negli ultimi giorni le compagnie petrolifere hanno "sofferto" in termini di guadagni e la scorsa settimana avrebbero potuto aumentare anche di più: una parte consistente del rialzo è infatti dovuta al fatto che nei giorni scorsi ci hanno perso un po' sui prezzi praticati, in particolare sulla benzina».

Le cause dei rincari
Qual è la causa del rincaro? «I fattori chiave sono: le quotazioni internazionali e il cambio euro/dollaro, che rendono "quasi" paragonabile il livello attuale a quello del luglio 2008. Sicuramente in questa fase la speculazione può avere la sua influenza: a livello di fondamentali (domanda e offerta) non mi sembra infatti che ci siano le condizioni per questi aumenti, sia del petrolio che dei prodotti derivati. L'unico prodotto per cui l'aumento sui mercati può dirsi giustificato è quello del gasolio per riscaldamento, dove conta l'ondata di freddo che colpisce l'emisfero nord del pianeta. Il resto mi sembra sia dovuto molto alla finanza: per esempio gli investimenti delle banche d'affari e degli istituti finanziari sui future delle società che operano nel settore del petrolio».

La denuncia dei consumatori: prezzi incredibili
Federconsumatori e Adusbef denunciano i «livelli incredibili dei prezzi della benzina», che hanno raggiunto quelli praticati nel 2008, quando il petrolio però si attestava a 147 dollari al barile. Oggi che il petrolio fluttua a meno di 100 dollari, dicono, qualcuno ci sta guadagnando, anche in maniera massiccia. «Questa - spiega Stieri - è la cosa che in genere si contesta alle associazioni dei consumatori: la compagnia non fa i calcoli sul prezzo del barile, ma sulle quotazioni di benzina e diesel. Oggi le quotazioni della benzina a livello internazionale sono quasi a 900 dollari/tonnellata, per il diesel siamo vicino agli 850 dollari/tonnellata. Nel luglio 2008, quando si raggiunse il record, le quotazioni erano rispettivamente di circa 1100 dollari per la benzina e 1250 per il diesel: è su questo che bisogna fare il confronto. Il dollaro al tempo era molto più debole rispetto ad oggi: quei 1100 dollari trasformati in euro nel 2008 possono essere più o meno paragonati ai 900 dollari trasformati in euro oggi».

L'Aie rivede al rialzo i consumi 2010 e 2011
Intanto l'Aie ha rivisto ancora una volta in netto rialzo la domanda mondiale di petrolio per il 2010 e per il 2011, rispettivamente a 87,7 (+3,2% sul 2009) e a 89,1 (+1,6%) milioni di barili al giorno (mln/bg). L'Aie, rilevando che i consumi dei Paesi Ocse stanno ancora crescendo a un ritmo più forte del previsto, ha messo in guardia che il recente aumento dei prezzi pone «un grave rischio economico».

Al Sud minor concorrenza e prezzi più cari

«È una risultato fisiologico, nello storico il sud è sempre avanti». I motivi sono diversi: la rete di distribuzione è meno capillare che al nord, e soprattutto sono meno sviluppate le cosiddette no-logo, le compagnie indipendenti che rappresentano un alto fattore di concorrenza. «Se – come oggi – la benzina in un punto vendita no-logo costa circa 1,4 euro a litro, l'impianto vicino difficilmente potrebbe applicare un prezzo di 1,5 euro: non ci andrebbe nessuno. La presenza di compagnie no-logo che hanno in media prezzi più bassi (anche di 10 centesimi) è molto più diffusa al nord e al centro. Al Sud il livello di concorrenza è inferiore».

L'imposizione fiscale
Gran parte della maggiorazione avviene poi a livello di imposizione fiscale. «Le addizionali regionali sulla benzina sono presenti per lo più al Sud. Le regioni che le applicano sono Campania, Calabria, Puglia, Molise, Abruzzo, Marche e Liguria. Si tratta di un aumento che, compresa l'iva, arriva a quasi 3 centesimi. Un impianto campano o pugliese ha quindi un prezzo della benzina molto più alto. Considerato poi che Campania e Puglia sono le regioni più popolose del sud e con il maggior numero di impianti, ecco spiegato il costo medio più alto in quella parte d'Italia».

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