martedì 1 febbraio 2011

Contro Allevi la rivolta dei blog di musica classica

La protesta è tutta dell'etere. Lì nasce e lì prospera. Potere dei blogghisti che contestano pesantemente Giovanni Allevi e la Rai responsabile, a loro dire, di aver dato guazza all'aria gonfiata. L'idea è quella che un musicista come Allevi non possa essere elevato a rango di portabandiera della musica e che non avrebbe dovuto dirigere l'Inno di Mameli sul podio della gloriosa Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, in occasione della serata Fratelli d'Italia al Teatro Gobetti di Torino, promossa da Rai RadioUno nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. E le dichiarazioni del musicista, invece di placare gli animi, hanno gettato benzina sul fuoco. «L'Inno di Mameli per me è come il Natale, fa parte della mia identità genetica e mi piace perché è pieno di slancio entusiastico. Stiamo vivendo un'epoca non di crisi ma di transizione verso un nuovo Rinascimento».

Niente da fare. Allora ecco che Gian Luigi Zampieri, direttore d'Orchestra e docente al Conservatorio di Musica «L. Refice» di Frosinone, lancia una petizione on line contro l'idea. E subito è subissato di adesioni: «La scelta dei vertici Rai di far rivisitare a Giovanni Allevi l'Inno di Mameli e di farglielo dirigere rappresenta l'acme della vergogna per la già bistrattata Cultura italica. A questo si aggiunga che l'operazione commerciale cui i vertici Rai si sono resi complici, comporta che per tutto il 2011 la versione Allevi del già troppo discusso nostro Inno nazionale sarà sigla di apertura dei programmi di Radio Rai con conseguente corresponsione di diritti Siae per aver revisionato il pezzo. Allevi è la peggior espressione del progetto di mediocrizzare il concetto di musica colta, un falso modello per i giovani che studiano musica dentro e fuori dai Conservatori, un ostacolo abnorme per chi opera, insegna, agisce nelle istituzioni musicali con serietà, preparazione e cultura». Ma è qui che il docente si sbaglia; Allevi non ha rivisitato l'Inno ma ha solo proposto la sua interpretazione di direttore, dunque decade il passaggio che riguarda i diritti Siae.

Eppure piace l'appello, e dunque lo fa suo, anche il maestro Ivan Fedele, compositore affermato, che alcune stagioni fa inaugurò con una sua opera il Maggio Musicale Fiorentino e ora è anche direttore artistico dei Pomeriggi Musicali di Milano. Lui opera un distinguo: «La petizione che ho firmato è contro il progetto non contro Allevi che neanche conosco di persona. L'iniziativa fa parte della promozione di un'idea della cultura mistificatoria. In un momento di crisi e di gravi tagli di spesa, quando i teatri non hanno le risorse base per sopravvivere, questo genere di operazioni mi paiono esagerate e francamente inappropriate. Spacciarle oltretutto per operazioni culturali è offensivo per chi la cultura la pratica veramente». Allora Allevi, fuori contesto, non è esecrabile? «A Giovanni Allevi attribuiscono in modo non innocente, qualità che non possiede. A una persona che sostiene di non avere un pianoforte in casa perché va in concerto e suona, si può solo rispondere "Si sente che non studia". Bisogna distinguere i campi e non fare confusioni. Se lui si limitasse a musica di sottofondo, a lounge music, non commenterei, potrei solo dire che preferisco Brian Eno. Invece no, lui destabilizza i giovani ai quali si rivolge che credono di arrivare al successo semplicemente. Così si diffonde l'idea che studio e applicazione non servano a niente, che un Pollini o un Abbado perdano il loro tempo». Anche Massimiliano Génot, pianista e docente al Conservatorio di Torino è entrato in rete con la sua protesta attraverso il blog dei giovedì Musicali dell'Università di Torino: «Basta con la cialtroneria italiana giustificata e santificata dal successo di pubblico. C'è un'Italia musicale onesta, coscienziosa». Nonostante i tanti attacchi, all'Inno di Mameli diretto ieri sera da Allevi è stata tributata una standing ovation.


con lastampa.it

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