mercoledì 1 settembre 2010

Calcio: Chiellini: "Le milanesi sono lontane"

«Borriello? Curioso, lunedì voleva venire a Torino...»

Chiellini, il mercato è finito e la Juve è rimasta in mezzo al guado, senza l'attaccante né il difensore forte che cercava. Deluso? La domanda cala nell'aula di Coverciano dove il difensore bianconero ha appena accostato il ciclo nascente della Nazionale di Prandelli alla ricostruzione della squadra di Del Neri. «Con entrambe ci vorrà un po' di pazienza, non si può pensare che si cambi così tanto e si trovi subito la ricetta giusta. C'è molto da fare», aveva detto. Il discorso sul mercato lo riporta alle difficoltà juventine. La forma è più ottimista di quanto non sia il tono. Si fatica a tenersi su quando gli altri comprano Ibra e Robinho e tu rispondi con Rinaudo.

Chiellini, come altri, ha capito che lo attende un altro anno difficile perché non sono state colmate le distanze e qualcuna è diventata addirittura più profonda. Attendeva due o tre acquisti, ne è arrivato uno che non scatenerà la "ola" della curva: un petardo più che un botto. Lui comunque abbozza. «Sarà una Juve in lotta per un posto in Champions League - dice -, di più non si può promettere perché non sarebbe realistico e si rischierebbe di creare depressioni pericolose come l'anno scorso, quando la delusione è arrivata troppo presto e ci ha travolti. L'Inter è ancora la più forte, il Milan con l'acquisto di Ibrahimovic ha fatto un grande passo da noi, grande quanto è Ibra. Su Robinho non mi sbilancio: va visto nel campionato italiano ma il Milan ha risolto molti dei suoi interrogativi, ora può giocarsela con tutti in Italia e credo anche in Europa. Ibrahimovic è un accentratore che sa far segnare: sono contento per il calcio italiano che sia tornato, mi mancava. E sarà contento Pato. Con la sua velocità e con Zlatan e Ronaldinho che lo lanciano, almeno nei giorni in cui hanno voglia, Pato segnerà moltissimo».

«Le due milanesi sono più forti di noi - prosegue Chiellini -, le altre stanno sul nostro piano, anche la Roma: se ripeterà la stagione scorsa ci inchineremo però al momento, con in più l'impegno della Champions League, la vedo al nostro livello». Si torna al mercato, che lascia la Juve incompiuta, con la "grandeur" frantumata. Una volta si correva per andarci. Adesso la snobbano in tanti. L'ultimo è stato Borriello. «Non sappiamo tutta la verità su questa storia - spiega Chiellini -. Lunedì Marco mi sembrava molto ben disposto a venire e pareva fatta. Poi qualcosa è cambiato. Forse ci sono stati problemi economici o di altro tipo. Gli altri rifiuti sono spiegabilissimi. Burdisso ha una situazione famigliare che lo portava a Roma e ho apprezzato la sua scelta, come ho capito umanamente il rifiuto di Di Natale che a 33 anni ha deciso di non muoversi per una scelta di vita. Non hanno detto di no alla Juve, lo avrebbero fatto anche con il Barcellona. Un problema può esserci con gli stranieri. Chi viene da fuori subisce il fascino dell'Inter più che il nostro ma con gli italiani non mi sembra sia così».

Torniamo all'origine. Deluso? «No. Si è fatto un buon mercato, certamente non da paragonarci all'Inter, però si è lavorato sulla qualità e con oculatezza. Quando si fanno tanti acquisti è difficile azzeccarli tutti al 100 per cento però è importante aver ricostruito il gruppo e averlo fatto puntando su uno zoccolo duro italiano. Era così quando arrivai nella Juve di Capello che aveva stranieri molto forti ma l'essenza era italiana: è meglio avere sempre un gruppo omogeneo che lavora con la stessa mentalità. L'Inter lo ha costruito con i sudamericani e con la qualità, la Juve ci prova con una trasformazione profonda che anche i tifosi mi sembrano disposti ad accettare. La prospettiva è di essere pronti quando tra due o tre anni il ciclo dell'Inter sarà destinato ad esaurirsi. Loro sono il nostro riferimento e i nostri rivali: sono diventati grandi grazie a Calciopoli e per tutti quanti, tifosi e giocatori, vissero quella vicenda è impossibile dimenticarlo».

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