venerdì 3 settembre 2010

Nazionale calcio: In Italia sono spariti i portieri Senza big spazio ai debuttanti

Da Dino Zoff a Gigi Buffon l'Italia, Nazionale e nazione, ha sempre avuto il santo cui affidarsi quando il nemico, spesso più forte, era alla porta e si poteva solo sprangarla con i guantoni. La parata sulla linea di Zoff contro il Brasile nel leggendario 1982, i miracoli di Buffon nel cortile della Germania tracciano il confine che separa la caduta dal trionfo, la cronaca dalla storia. Tutto finito, o sospeso, almeno finché il Supereroe della decade, il Gigi bianconero, non s'aggiusterà la schiena operata: in costume azzurro lo si rivedrà solo a marzo, se la Juve l'ha messo fuori dalla lista per il girone di qualificazione dell'Europa League, che durerà fino a dicembre. Dopo di lui, il diluvio. Popolo di santi, poeti, navigatori e portieri: non più.

Qualcuno con talento spunta, o sta emergendo, ma se neppure Cesare Prandelli sa scegliere significa che nessun fenomeno s'avvista: fossero due l'indecisione sarebbe giustificata, ma la statistica rende l'evento altamente improbabile. Indeciso il ct lo era alla vigilia dell'esordio, idem ora, sulla soglia della prima partita che conta, stasera a Tallinn, contro l'Estonia. Parola sua: «Ho un solo dubbio - diceva a Coverciano, subito dopo l'ultimo allenamento - quello tra i due portieri. Tutti e due sono pronti e carichi, una di quelle situazioni in cui c'è una rivalità che tiene sulla corda: ed è un bene per tutti». Più o meno la diagnosi che aveva fatto quindici giorni prima: «Per il portiere deciderò all'ultimo momento, perché meriterebbero». I due sono Salvatore Sirigu, da Palermo, ed Emiliano Viviano, da Bologna. E già la provenienza dalle periferie della classifica, o comunque non da Beverly Hills, suggerisce come siano cambiati i tempi: quando le grandi fornivano anche il numero uno. Levato Buffon, casa Juve, le altre hanno preferito l'export (Julio Cesar all'Inter e Julio Sergio la Roma), o l'avevano privilegiato (Dida al Milan). Ci sarebbe anche Federico Marchetti, inghiottito però da una trama che farebbe gola a Poe o Grisham. Le mani del futuro parevano le sue, ma tra acciacchi e bisticci con il club, s'è ritrovato quarto portiere del Cagliari. Pensare che per settimane è stato anche un articolo di lusso del mercato, commerciato, dal Milan alla Juve, sui quindici milioni. Prandelli lo chiamò, poi fu costretto a rispedirlo a casa, per diagnosi medica (acciacco muscolare) e imbarazzi diplomatici, visto che nell'ultima partita del Cagliari figurò infortunato.

Tocca ai giovani allora, Sirigu e Viviano, anche se poi l'età mica è una discriminante: basti l'improvviso esordio di Buffon in mezzo alla neve di Mosca. Si narra che non si fabbrichino più difensori, dai centrali ai terzini, per unanime motivo spiegato da gente del ramo, Claudio Gentile e Fabio Cannavaro: «Nessuno è più abituato a giocare a uomo, ad avere un avversario». Dev'essere così anche per i portieri, per distinte ragioni, non ultima quella che sempre più spesso le società pescano all'estero. La Roma che si presenta in Supercoppa con l'antico Lobont è una visibile spia accesa. Sirigu fu l'ultima scoperta di Marcello Lippi, e del campionato, Viviano la novità. Piaceva tanto già a Mourinho, che nel riscaldamento della sua Inter a Bologna, un anno fa, si piazzò dietro la porta rossoblù. Sta spiando il nemico, chiesero i microfoni a José, e lui: «No, lo osservo perché è nostro». Avrebbe voluto riportarlo alla base. Se il futuro fosse nei numeri, o nella sfrontatezza del sceglierli, non ci sarebbero dubbi: Sirigu s'è preso il 23, Viviano l'uno. Sembra che il rossoblù piaccia anche a Prandelli, e il partitone di lunedì contro l'Inter lo mette in pole, ma forse Sirigu offre briciole d'esperienza in più. A chiunque tocchi, dovrà crescere in fretta: l'Italia senza un gran portiere sarebbe un maniero con la porta da saloon, un bel libro senza copertina. Oltre a un grosso rischio, da stasera.

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