sabato 25 settembre 2010

Calcio: Maradona sogna ancora l'Argentina "Darei la mia vita per ritornare ct"

Ai Mondiali sudafricani l'Argentina è stato eliminata ai quarti di finale

«Darei la mia vita per fare di nuovo il ct». Diego Armando Maradona è pronto a tutto per riconquistare la panchina dell'Argentina. L'ex "Pibe de oro" non è stato riconfermato alla guida della Seleccion dopo i Mondiali di Sudafrica 2010, chiusi con l'eliminazione nei quarti di finale.

«Penso di avere ancora una chance», dice l'ex stella del Napoli in un'intervista all'emittente Fox Sports. «Darei la mia vita per fare il ct. Darei la mia vita per la Nazionale e per i ragazzi, per i giocatori», ripete prima di puntare il dito contro il presidente della federcalcio (Afa), Julio Grondona. «Qui c'è un padrone che si chiama Julio Humberto Grondona. Non c'è una giunta direttiva, non c'è un comitato. Non c'è un trio o un quartetto di dirigenti in grado di scegliere un tecnico. Parliamo chiaro, qui c'è un padrone», aggiunge Maradona, scettico sulla possibilità di ricomporre il rapporto con il presidente. «Mi hanno detto che Bielsa non lasciava entrare Grondona in sala da pranzo, che Passarella non lo faceva avvicinare ai giocatori», dice riferendosi alle decisioni prese in passato da altri ct dell'Argentina. «Mi hanno raccontato di allenatori che hanno fatto cose peggiori rispetto a me. Io devo essere stato il più buono... Ma Julio deve parlare con me, non con i ruffiani. Se parla con me -dice il Pibe- forse riusciamo a trovare una soluzione».

Maradona, a quanto pare, gode del sostegno del presidente argentino Cristina Kirchner e di suo marito Nestor, ex presidente. In un incontro dopo i Mondiali, Nestor «mi ha detto che lui e Cristina volevano il mio ritorno in Nazionale. Ma io non ho chiesto nulla e loro non diranno niente a Grondona. Io mi siederei a parlare con Julio, ma non mi hanno mai chiamato». L'Argentina è guidata attualmente da Julio Batista. «Non è colpa mia se sono Maradona e mi riconoscono ovunque. Batista? Non sanno chi è nemmeno in Uruguay».

Diverso il tono quando si parla del rapporto con i giocatori e, in particolare, con Lionel Messi. «Dopo la partita con la Germania io ero morto. Avevamo tutte le marcature assegnate e dopo soli 2 minuti abbiamo subito un gol su palla inattiva», dice Maradona ricordando il ko per 4-0 contro i tedeschi. «Negli spogliatoi tutti piangevano. Lio era quello che piangeva più di tutti, non lo dimenticherò per tutta la vita. Grondona diceva che avevamo fatto un buon Mondiale e che dovevamo pensare alla Coppa America, in sottofondo si sentiva il pianto di Lio», ricorda l'ex ct. «Se voi aveste passato 45 giorni a Pretoria, avreste visto che Lio era felice - afferma Maradona -. Ai Mondiali gli è mancata la fortuna che ho avuto io nel 1986. Ci sono stati momenti in cui ha brillato e altri in cui non lo ha fatto. Ma ha giocato un Mondiale spettacolare, per "colpa" sua hanno venduto a suon di milioni tutti i portieri avversari».

Adesso, ad un mese dal 50° compleanno, Maradona deve scegliere cosa fare da "grande". Se la panchina dell'Argentina dovesse rimanere un miraggio, cosa farebbe? «Io non ho parlato con nessuno. In Messico hanno detto che non mi volevano. I portoghesi? Non so. Nel calcio argentino, basta perdere una partita e nello spogliatoio cominciano a cercare un altro allenatore. A me piace parlare di progetti», spiega. E se si presenta un progetto alla federazione? «Lì c'è il padrone, Julio è molto forte». Per convincere Grondona, il Pibe potrebbe far leva sul sostegno della gente. «Non godo di molta simpatia presso giornali e tv. Io vivo in strada e la voce della strada è potente. Ogni volta che esco, ho l'appoggio di tutto il mondo e non capisco come sia possibile ignorare la voce della gente. Ho tanta voglia di tornare alla guida della seleccion. Sono pronto a tutto, do un braccio per essere il ct».

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